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Bagnasco imita il Papa: cittadinanza ai migranti e reddito di inclusione

Il presidente Cei: poveri aumentati del 155% Dietro ai numeri ci sono volti e storie vere

Bagnasco imita il Papa: cittadinanza ai migranti e reddito di inclusione

Roma La crisi economica continua a pesare, la povertà aumenta a ritmo sproporzionato, gli indigenti non solo semplici numeri ma «volti e storie di centinaia di migliaia di famiglie». Per superare la piaga in cui versa il Paese, servono subito due provvedimenti: l'introduzione del Reddito d'inclusione (Rei) e la predisposizione del Piano nazionale contro la povertà. È il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Genova, a scendere in campo appoggiando l'introduzione del reddito d'inclusione. Lo fa davanti al parlamentino dei vescovi italiani, nella sua penultima prolusione da presidente della Cei, aprendo i lavori del consiglio permanente. Bagnasco ha ricordato «le difficili condizioni in cui versa una fascia sempre più ampia di popolazione». Dall'inizio della crisi - ha detto il numero uno dei vescovi - «le persone in povertà assoluta in Italia sono aumentate del 155%: nel 2007 erano 1 milione ed 800mila, mentre oggi sono 4 milioni e 600mila». Non semplici numeri, ha aggiunto, ma «volti e storie di centinaia di migliaia di famiglie che nelle nostre diocesi e parrocchie, nei Centri d'ascolto, nelle associazioni e nelle confraternite hanno trovato una prima risposta». Di fronte a questa difficile situazione, per Bagnasco è «necessario prestare la massima attenzione alla legge delega di introduzione del Reddito d'inclusione e alla predisposizione del Piano nazionale contro la povertà».

Nel quadro a tinte fosche tracciato dal capo dei vescovi, emerge un Paese in ginocchio. «La crisi economica ha spiegato - continua a pesare in maniera significativa sulla nostra gente, specialmente sui giovani e sul Meridione». Il passo dall'economia e dalla politica ai temi etici è breve. «Stentiamo a capire accusa l'arcivescovo di Genova - come mai tutti i provvedimenti a favore della famiglia, che potrebbero non solo alleviare le sofferenze, ma anche aiutare il Paese a ripartire, facciano così tanta fatica a essere realmente presi in carico e portati a effettivo compimento». Il riferimento è alla discussione sul fine vita, «con le implicazioni, assai delicate e controverse, in materia di consenso informato, pianificazione delle cure e dichiarazioni anticipate di trattamento. Ci preoccupano non poco ha proseguito le proposte legislative che rendono la vita un bene ultimamente affidato alla completa autodeterminazione dell'individuo, sbilanciando il patto di fiducia tra il paziente e il medico. Sostegni vitali come idratazione e nutrizione assistite, ad esempio è l'accusa verrebbero equiparate a terapie, che possono essere sempre interrotte».

In tema di immigrazione, Bagnasco chiede anche che sia riconosciuta la cittadinanza ai minori che abbiano conseguito il primo ciclo scolastico e la possibilità di affidare i minori non accompagnati a case famiglia.

Una prolusione piuttosto sintetica rispetto alle solite, la penultima che l'arcivescovo di Genova ha tenuto ieri pomeriggio prima di lasciare la guida dell'episcopato italiano dopo un decennio di presidenza. «Il nostro lavoro ha concluso Bagnasco - già guarda con fiducia alla prossima assemblea generale (in programma a maggio, ndr), dove saremo chiamati a eleggere la terna relativa alla nomina del presidente della Cei». Una terna con i nomi dei candidati da portare al Papa che sceglierà poi il successore dell'arcivescovo di Genova.

Ma il toto-nomine è già partito.

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