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Barcellona si offre, Madrid dice no: il boomerang del buonismo di Sanchez

Accogliere la prima ong respinta da Roma fu solo uno spot. Ora le conseguenze

Barcellona si offre, Madrid dice no: il boomerang del buonismo di Sanchez

Aquarius e migranti stavolta «no pasaran». Son passati meno di due mesi, ma alla Spagna e al suo nuovo governo sembrano un secolo. Ricordate domenica 17 giugno? Quella mattina pur d'accogliere degnamente la nave della Ong «Sos Mediterranee» in procinto d'attraccare al porto di Valencia con 640 migranti a bordo, il premier socialista Pedro Sanchez non badò a spese. Pur di «apparire» come l'alternativa generosa e progressista all'Italia meschina, populista e, perché no, un po' razzista di Matteo Salvini il socialista Sanchez fece schierare su moli e banchine duemila fra medici, psicologi, interpreti, poliziotti e operatori sociali. Inseguiti da oltre 700 giornalisti di tutto il mondo. Oggi invece Pedro si è ricreduto e dice no a tutti. No all'Aquarius, no ai migranti, no a Barcellona ansiosa di competere con Valencia nelle Olimpiadi del buonismo più insensato. Il punto è tutto lì. Sanchez voleva «apparire», non certo «diventare» l'alternativa all'Italia in fatto di accoglienza. Pensava che quel suo unico bel gesto, ammantato di tante belle parole, non avrebbe avuto conseguenze pratiche. Era sicuro che la sua amata Spagna avrebbe potuto continuare a sbandierare la propria presunta generosità limitandosi ad accogliere gli appena 14mila migranti del 2016 (quando in Italia ne arrivarono 181mila) o - mal che fosse andata - i 21mila del 2017. Invece gli è andata male. Molto male. Per una strana legge dei vasi comunicanti, amplificata dagli sconclusionati peana buonisti del nuovo premier socialista e dei suoi companeros, la chiusura dei porti italiani, e la conseguente crisi dei traffici sul fronte libico, hanno spinto i mercanti di uomini a muovere le proprie merci verso il Marocco. E così dall'inizio dell'anno ad oggi le coste spagnole han visto approdare oltre 24mila 600 migranti, con un incremento del 128 per cento rispetto ai 10mila 800 sbarcati un anno fa. Bazzecole per un'Italia abituata a misurarsi con 94mila sbarchi a fine luglio del 2016 e 95mila nello stesso periodo del 2017. Numeri da tregenda per una Spagna priva di strutture ma convinta, grazie alla propaganda di Sanchez e compagni, che per accogliere bastassero buoni sentimenti e solide ideologie. Sanchez però ha imparato la lezione in fretta. E così ora mentre a Barcellona Ada Colau (la stessa sindaca lungimirante che vietò le transenne facilitando la strage terrorista di un anno fa) continua a invocare l'arrivo della nave di Sos Mediterranee, lui fa di tutto per tener lontani dalla Spagna la rediviva Aquarius e i suoi nuovi 141 ospiti. «La Spagna - fanno sapere in queste ore i portavoce del governo socialista - non è il porto più sicuro secondo la legge». Ma non solo. Non pago di aver bloccato il ritorno dell'Aquarius Sanchez ha anche approfittato delle vacanze iberiche della Cancelliera tedesca Angela Merkel per chiederle di cambiare radicalmente il trattato di Dublino. Sconvolto dall'arrivo di quei 24mila migranti il premier socialista ora pretende di poter spartire con il resto dell'Europa chiunque sbarchi sulle sue coste. Perché come diceva qualcuno l'accoglienza è bellissima.

Ma solo fino a quando la puoi fare con le coste e i porti degli altri.

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