Cronaca locale

Benvenuti a Milano, Tunisia: una porta islamica in città

Polemiche per l'iniziativa di promozione turistica che, sotto Natale, accoglie i visitatori in pieno stile arabo

Benvenuti a Milano, Tunisia: una porta islamica in città

Una cittadella araba all'arrivo in stazione, un Natale senza la parola Natale, un corteo che attraversa la città scandendo parole d'odio contro gli Usa e Israele.

È davvero strano questo Avvento a Milano. Insolito lo spettacolo che si presenta davanti chi arriva in città dalla Centrale: il piazzale di fronte alla imponente facciata è dominato da una porta tunisina sorta provvisoriamente per ragioni di promozione turistica. La struttura occupa buona parte della piazza, ed è animata da musica e danze arabe.

«Chez Tunisia. La Tunisia raccontata da chi è di casa» è il nome dell'evento. «È un'installazione promossa dal governo tunisino per promuovere il turismo in Tunisia» chiarisce l'assessore alla Cultura Filippo Del Corno, rispondendo al presidente del municipio 2, Samuele Piscina. Ma anche l'ex vicesindaco Riccardo De Corato, oggi capogruppo regionale di Fdi, polemizza: «Il luogo è già proprietà degli immigrati - dice - La grande porta monumentale che simbolicamente si aprirà sul deserto colma idealmente l'assenza di una moschea a Milano, città che però ha fatto la piazza su misura per gli islamici».

Iniziative simili fanno discutere perché è il contesto che divide, in particolare le scelte su immigrazione e centri islamici. Polemiche simili erano sorte pochi mesi fa per le palme in piazza Duomo, e simili erano state le battute divertite dell'ex leader del controverso coordinamento dei centri islamici Davide Piccardo, che anche oggi irride la Lega: «Stiamo montando la moschea davanti al Pirellone, non ditelo a Salvini».

Perplesso in effetti il presidente del municipio 2, Samuele Piscina, per l'appunto leghista: la piazza è il luogo più appetibile dal punto di vista commerciale all'interno della Zona 2 - spiega - eppure pare che non sia a disposizione. «Siamo in periodo natalizio - ricorda Piscina - e piazza Duca d'Aosta è una delle poche aree nelle quali al municipio è vietato fare eventi, tra i quali i mercatini» che portano «gioia e tradizione». L'assessore comunale smentisce: «Non mi risulta». «Non si capisce - protesta il presidente - con quale criterio venga assegnata una piazza vietata allo stesso Municipio per erigere una struttura araba, soprattutto sotto Natale».

Aveva già dovuto manifestare perplessità alcuni giorni or sono, il giovane presidente leghista, quando da alcuni genitori aveva saputo che un istituto comprensivo del suo quartiere aveva cancellato la parola Natale, optando per una «grande festa delle Buone feste» che a qualcuno pareva più «rispettosa» di tutte le religioni. Una menomazione del Natale che in parte è rientrata, dopo le proteste del centrodestra milanese, quando la dirigente scolastica ha fatto un passo indietro, o meglio di lato, e ha indicato un robusto calendario di eventi con tanto di addobbi, albero, presepe e «brani tratti dal repertorio tradizionale».

Il battibecco sulla festa si è appena esaurito, quello sulla porta prosegue. E Piscina cita «lo stupore cittadini milanesi che si chiedono cosa stia succedendo». La stessa aria interrogativa con cui tanti milanesi carichi di pacchi con acquisti natalizi e regali, osservavano il corteo organizzato dalle sigle filopalestinesi e animato dallo strano connubio fra centri islamici e partiti di sinistra estrema. Per il secondo sabato consecutivo protestavano, insieme, contro la decisione statunitense di riconoscere Gerusalemme capitale.

Per la seconda volta si sono sentiti slogan inneggianti all'Intifada, è stata evocata la cancellazione di Israele, e il tutto si è concluso con una preghiera sul far del tramonto: otto giorni fa vicino al consolato Usa, stavolta in piazza Scala, davanti alla sede del Comune.

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