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Berlusconi: ecco "l'Altra Italia". "Un vice e una Consulta per Fi"

Il Cavaliere annuncia la riorganizzazione del partito. L'obiettivo: selezionare la classe dirigente azzurra

Berlusconi: ecco "l'Altra Italia". "Un vice e una Consulta per Fi"

Niente partito unico, niente primarie. Il cammino de «l'Altra Italia», come la battezza Silvio Berlusconi, inizia con una lettera al Corriere della Sera del leader azzurro. Un annuncio che prende di sorpresa anche i più stretti collaboratori, dirigenti, capigruppo e portavoce compresi, che in queste settimane sono stati consultati più volte, in vari tavoli. In una domenica ad Arcore, in attesa dei risultati delle amministrative, l'ex-premier ha uno scatto d'orgoglio, anche un po' di stizza, verso i troppi azzurri, governatori, giovani dirigenti, anche esponenti di secondo piano, che quotidianamente gli consigliano come rilanciare il partito, facendo anche discorsi generazionali che poco gli piacciono. «Fi l'ho fondata io e so io come riorganizzarla», sbotta. Così, mette il timbro su un restyling del partito a livello nazionale e locale, di cui da tempo è fautore soprattutto Gianni Letta.

Prevede un vicepresidente (dovrebbe essere Antonio Tajani), un coordinatore nazionale (si parla di Adriano Galliani, ma la scelta potrebbe suscitare polemiche, apparire come un commissariamento), un comitato esecutivo (non troppo ristretto, perché in tanti vogliono entrarci, certo Mara Carfagna, Giovanni Toti, Mariastella Gelmini, Anna Maria Bernini), una Consulta anche con personalità esterne, che si riunirà dopo l'estate per selezionare una nuova classe dirigente e giovani coordinatori che si occuperanno delle «comunità azzurre» sui social. Il capo c'è già, dice il Cav, e non servono primarie, «falsificazione di democrazia cara alla sinistra».

A 11 anni dal «predellino» che lanciò il Pdl, dopo quello del 2009 della rottura con Gianfranco Fini, il Cavaliere apre una nuova stagione e assicura: «Sono in campo e ci resterò». Almeno fino a quando non sarà passato il pericolo gravissimo, rappresentato da «dilettantismo, pauperismo, giustizialismo» del M5s. Il nemico è sempre quello del 4 marzo, anche se ora Luigi Di Maio è alleato di governo con il leader leghista del centrodestra. La risposta che Forza Italia vuol dare alle domande del Paese, dice Berlusconi, non è come «quelle di Salvini che usa un altro linguaggio per parlare ai suoi elettori». Non si fanno sconti all'esecutivo gialloverde, «contro natura, non votato dagli italiani, pieno di contraddizioni destinate a farlo implodere». Dopo il fallimento, che il Cav vede inevitabile, «l'Altra Italia», «che lavora, produce, non vuole distruggere, ma costruire», dovrà alzare la voce e tornare al potere. «Il nostro momento - assicura il leader azzurro -, verrà molto presto, appena le ricette economiche dei grillini avranno rivelato la loro impraticabilità e la loro pericolosità».

Ma che cosa intende rifondare il Cavaliere? Un «polo aggregatore», basato su «idee liberali, liberiste, garantiste». Caratterizzato da «moderazione» e antidoto ai populismi urlati che sembrano aver preso il sopravvento. Dal chiaro profilo europeista, mentre istituzioni Ue e mercati sono agitati dai timori di uno scontro tra Roma e Bruxelles e da una ondivaga politica sull'euro. Solo con «i conti in ordine», avverte Berlusconi, il nostro Paese sarà forte di fronte ai grandi del mondo. Mentre Salvini ingaggia sui migranti un braccio di ferro con l'Ue, il Cav sottolinea che non accetta lezioni da nessuno. «Fi è l'erede di 25 anni di un centrodestra che ha dimostrato di saper stare in Europa senza subirne i diktat e che anzi ha pagato un caro prezzo per questo, ma che non ha coltivato l'illusione che basti fare la voce grossa».

Da oggi, ad Arcore e a Roma sono previste riunioni per definire l'organigramma, ma sui nomi non si prevedono annunci a breve.

L'importante, per il leader di Fi, è aver dato il segnale che c'è un'alternativa all'Italia «che è nei sogni, o negli incubi, targati 5 Stelle».

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