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Berlusconi sceglie il Nord. Comi fuori dal Parlamento Ue

L'azzurra sotto inchiesta si sfila per l'euroseggio Salini nominato commissario per la Lombardia

Berlusconi sceglie il Nord. Comi fuori dal Parlamento Ue

Qualcuno doveva scontentarlo e, alla fine, Silvio Berlusconi ha deciso di mettere al riparo il partito da possibili contraccolpi legati all'inchiesta tangenti in Lombardia. Ha scelto la circoscrizione Nord Ovest, tra le quattro dove è risultato primo alle elezioni europee, e con questo ha tagliato fuori l'indagata Lara Comi dal parlamento di Bruxelles. L'eurodeputata uscente, che sarebbe subentrata se il leader di Forza Italia avesse deciso per un altro collegio, in realtà gli aveva spianato poche ore prima la strada annunciando in una nota la sua «decisione irrevocabile» di rinunciare alla corsa europea e all'immunità parlamentare, per difendersi dalle accuse a testa alta e dimostrare la sua «totale estraneità». Il Cavaliere le ha risposto, cavallerescamente, che prende atto, apprezza e si augura che la Comi possa «continuare in altre forme» l'impegno politico in Fi, perché in questi anni a Bruxelles si è distinta per «competenza, dedizione e credibilità». Un attestato di stima, anche per l'ottimo risultato elettorale ottenuto il 26 maggio «in una situazione difficile» e un parallelo con la sua stessa esperienza giudiziaria che gli fa bene comprendere «l'amarezza» del momento.

Berlusconi ha dovuto scegliere se far prevalere la linea garantista, bandiera degli azzurri, o il realismo che gli consigliava di evitare a una FI già in difficoltà lo stress di una possibile questione di immunità per un neoeletto azzurro a Bruxelles. Un danno d'immagine che il partito non si può permettere, secondo il leader, ora che sta cercando di riorganizzarsi e rinnovarsi senza perdere pezzi e contrastando le mire prevaricatrici degli alleati. Quello che chiede al leader la maggioranza degli azzurri è «qualcosa di nuovo o siamo morti», come dicono in molti. Del cambiamento che Berlusconi ha rinviato al Congresso d'autunno, si potrebbe cominciare a parlare domani all'ufficio di presidenza, già convocato per approvare il bilancio ma che potrebbe essere l'occasione per avviare il confronto. Berlusconi non dovrebbe venire a Roma, ma ci sarà il vicepresidente Antonio Tajani, di ritorno dalla riunione del Ppe a San Sebastian (Spagna), dove si discute delle nuove alleanze europee, di Manfred Weber candidato al vertice della Commissione e anche della sua possibile rielezione alla guida dell'Europarlamento. Tajani, come Renato Brunetta, Paolo Romani, Lorenzo Cesa e altri sono per aprire una fase costituente e far nascere un nuovo soggetto politico, quell'Altra Italia di cui tanto si è parlato in campagna elettorale. C'è ora tra le diverse anime azzurre una specie di tregua armata, in attesa del chiarimento su linea politica, strategie e rinnovamento della classe dirigente. Scalpita soprattutto l'ala meridionale, che ha accumulato voti alle europee ma si sente poco rappresentata ai vertici e l'ex azzurro Fabrizio Cicchitto si fa sentire chiedendo al Cav un segnale con la nomina a coordinatore nazionale della vicepresidente della Camera, Mara Carfagna. Ieri intanto è arrivata la nomina di Massimiliano Salini a commissario per la Lombardia.

Lo stesso leader della Lega, Matteo Salvini spiega a Libero che aspetta di vedere che succede in FI, dove c'è «una profonda riflessione in atto». E aggiunge, con una velata minaccia: «Anche per questo abbiamo evitato di dar vita a una campagna acquisti». Il Cav continua a spingere per il centrodestra unito, ha sentito e pare anche visto Salvini e i rapporti rimangono buoni, ma l'incombenza del Carroccio primo partito della coalizione si fa sentire. E Giorgia Meloni, con il FdI che balza in avanti e per l'ultimo sondaggio è quasi al livello di FI, ormai parla solo del binomio con Salvini, meno interessata di prima anche al progetto totiano della seconda gamba del centrodestra. La fronda del governatore ligure può finire in una scissione e per disinnescarla pare che Niccolò Ghedini volesse portare Berlusconi alla manifestazione del 6 luglio , organizzata da Toti.

Ma Gianni Letta e Tajani lo avrebbero convinto che sarebbe stato un errore.

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