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Berlusconi: "Torno a marzo per fermare la dittatura Pd"

Il Cavaliere sferza la sinistra: "Andremo al governo, siamo a 5 punti da loro. Il Patto è un debito che paghiamo alla nostra coerenza". E regala 20mila euro a un'anziana

Berlusconi: "Torno a marzo per fermare la dittatura Pd"

B agno di folla per Berlusconi che arringa quasi duemila suoi fans sull'Ardeatina, al santuario del Divino Amore. L'auditorium è gremito come un uovo e le poltrone non bastano per i militanti dei club Forza Silvio, giunti qui da ogni parte d'Italia. Berlusconi è accolto come una star e lui gongola e fa battute: «Basta coi selfie, non sono mica Renzi», tanto per sottolineare da che parte sta. E lo dice spesso: «Siamo fortissimamente all'opposizione; spesso mi chiedono: “Ma Renzi è amico o avversario?” e io dico “Av-ver-sa-rio!”». La platea non si aspetta altro e riesuma il coro fortunato: «Chi non salta comunista è!» e tutti a saltare come matti.

Ma mica solo chi è nato e vissuto con la Guerra Fredda. È pieno di giovani in sala, tra cui la truppa dei giovanissimi Zappacosta di Azzurra Libertà. «È un coro arretrato - scherza il Cavaliere - Adesso si chiamano democratici ma hanno come programma la dittatura». È in forma Berlusconi che ha voglia di punzecchiare il premier: «In tutti i suoi provvedimenti ed atti, questo governo si rivela per quello che è: un governo pienamente di sinistra che mette le mani nelle tasche dei cittadini. È il governo del tassa e spendi». Il Cavaliere ha una voglia matta di rivincita e lo dice chiaro e tondo: «Dobbiamo tornare a governare noi. E ce la faremo perché adesso siamo indietro solo perché Foza Italia ha un leader che non può viaggiare né parlare; è stato riposto in un armadio in un comune della Brianza... Ma a marzo...». E ancora: «Siamo soltanto a 5 punti dal centrosinistra, possiamo recuperare». Fa i complimenti al leader del Carroccio: «La lega va bene perché Salvini è bravissimo». Ma soprattutto perché per loro è più facile far dimostrare che sono all'opposizione. Berlusconi lo spiega così: «Il patto del Nazareno ci costa molto ma è un debito alla nostra coerenza; siamo patrioti noi». Quindi, sulle riforme e l'Italicum il Cavaliere assicura il suo appoggio ma sul resto picche.

Nessuno sconto alle politiche di palazzo Chigi. «Il Jobs Act non serve a nulla», denuncia tra gli applausi; così come gli 80 euro: «Misura che non solo non ha fatto ripartire i consumi ma il cui costo è stato riversato sulla classe media, cioè su di noi».

Berlusconi parla ma ascolta anche. E si commuove. Sul palco salgono quattro simpatizzanti a raccontare le proprie storie. C'è il giovane imprenditore brianzolo che denuncia: «L'Irap sono posti di lavoro in meno e ogni giorno penso di trasferirmi in Svizzera». C'è la ragazza (ex) sposa a un musulmano che denuncia: «Credetemi, loro ci odiano; il mio ex marito mi picchiava perché rifiutavo il velo; ed è diventato estremista frequentando alcune moschee di Roma». C'è la donna, partita Iva, che lamenta: «Siamo cittadini di serie B. Su 100 mi resta in tasca meno della metà».

E poi c'è la vecchina, 89 anni, ossa fragili ma scorza che pare di quercia: «Orfana giovanissima, lavoro da quando avevo 16 anni; dalle 5 del mattino alle 9 di sera. Anche adesso vado ad aiutare un'anziana, poverina: le faccio la spesa. Ho sulle spalle ho figlio e un nipote, entrambi disoccupati. La mia pensione? 585 euro». Commovente. E il Cavaliere prende il microfono: «Propongo una sottoscrizione per aiutare la signora. Comincio io con 20mila euro».

Applausi scroscianti e diluvio di selfie al coro di «Silvio, Silvio».

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