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Biden-Trump senza rivali: via alla sfida

Il Super Tuesday "chiude" le primarie, Haley potrebbe lasciare. Le incognite per i due leader

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Un Super Tuesday senza sorprese. È questo che si attende l'America dalla giornata considerata la più importante per le primarie, dove milioni di americani sono chiamati alle urne per scegliere i candidati democratici e repubblicani per la Casa Bianca. Dal Maine alla California, dal Texas alla Virginia, dall'Alaska all'Alabama, ma anche Arkansas, Colorado, Maine, Massachusetts, Minnesota, North Carolina, Oklahoma, Tennessee, Utah e Vermont, sono andati al voto 15 Stati e un territorio Usa (le isole Samoa). Se solitamente si tratta di un momento che tiene col fiato sospeso gli americani, quest'anno ci sono pochi dubbi sui risultati.

Joe Biden e Donald Trump non hanno praticamente più rivali, il primo perché storicamente per un presidente in carica che si ripresenta le primarie sono poco più di una formalità, mentre il tycoon dall'inizio della gara ha vinto ovunque tranne nel Distretto di Columbia (dove si trova la capitale Washington). Da ultimo, alla vigilia del Super Tuesday, ha trionfato anche in North Dakota con l'84,4% dei voti contro il 14,1% della rivale Nikky Haley. I delegati repubblicani da assegnare sono 865, e per vincere la nomination presidenziale ne servono 1.215, mentre le primarie democratiche assegneranno un totale di 1.420 delegati dei 1.968 necessari. Forse la matematica non consegnerà ufficialmente l'investitura a Trump (che comunque pensa di ottenerla al più tardi il 19 marzo con il voto in Florida e Georgia), ma il suo obiettivo è incassare una vittoria a valanga per seppellire definitivamente le aspirazioni dell'ex governatrice della South Carolina. E concentrarsi poi sulla sfida con Biden ma anche sui suoi problemi legali, con il primo processo penale che inizierà il 25 marzo a New York. «Penso che vinceremo in ogni stato», ha detto l'ex presidente a urne aperte. Mentre Haley ha ribattuto: «Per quanto tutti vogliano buttarmi fuori, non sono ancora pronta a farlo». I prossimi passi dell'ex ambasciatrice all'Onu non sono chiari, e con tutta probabilità dipendono da quanto travolgente sia il successo del rivale di partito. Pur avendo raccolto 12 milioni di dollari a febbraio, Haley non ha alcun evento in programma da oggi in poi, e non ha prenotato alcuno spot televisivo per questa settimana o oltre, confermando di fatto che il suo futuro è una pagina piena di interrogativi.

Per Biden, invece, le candidature dei due democratici che si propongono contro di lui - un poco conosciuto deputato del Minnesota, Dean Phillips, erede di una ricca azienda di gelati, e la scrittrice Marianne Williamson - hanno scarsa rilevanza, ma il Super Tuesday rappresenta soprattutto un nuovo banco di prova per il voto di protesta arabo-americano contro quello che definiscono il «genocidio» a Gaza. Gli elettori delle primarie dem in sette dei 16 stati e territori del Super Tuesday potevano infatti scegliere di votare «uncommitted» (non allineati) per esprimere il dissenso contro la gestione della guerra tra Israele e Hamas da parte del presidente. A offrire l'opzione sono stati Massachusetts, Minnesota, Colorado, Iowa, North Carolina, Alabama e Tennessee, dopo che la scorsa settimana circa il 15% degli elettori ha scelto l'opzione «uncommitted» in Michigan, un risultato che ha superato le aspettative degli organizzatori.

D'altronde la campagna «Abandon Biden» sta prendendo piede, e il deterioramento delle relazioni con alcuni dei suoi elettori più fedeli - musulmani e arabi americani - potrebbe creare non pochi problemi al comandante in capo in alcuni stati chiave a novembre.

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