Cronache

Il bimbo morto per il morbillo non è stato contagiato dai fratelli

Avevano già contratto il virus. Il primario: «Sono devastato»

Il bimbo morto per il morbillo non è stato contagiato dai fratelli

Milano - In queste ore a Monza c'è una mamma disperata che piange la morte del suo bambino di 6 anni senza darsi pace. E anche all'ospedale San Gerardo il clima è pesante. In quei corridoi si consumano tragedie di ogni tipo all'ordine del giorno ma veder morire un bambino di morbillo ha del paradossale.

I medici lo dicono apertamente: «Questa morte poteva essere evitata». La colpa è di tutti e di nessuno. I fratelli del bambino non c'entrano nulla, tiene a precisare la famiglia, devastata dal dolore: non erano vaccinati, è vero, ma hanno contratto il morbillo in periodi diversi e non avrebbero potuto passarlo al piccolino. La fonte del contagio potrebbe essere stata ovunque, soprattutto in questo ultimo periodo in cui Monza e la Brianza escono da un'impennata dei casi di morbillo. Il bambino, già affetto da una grave forma di leucemia e con il sistema immunitario messo a dura prova, avrebbe potuto prendere il virus ovunque: in una sala d'attesa dell'ospedale, da qualche amico, in qualsiasi posto. «Il morbillo si trasmette con estrema facilità - spiega Andrea Biondi, direttore della clinica pediatrica dell'università Milano Bicocca - Non è detto che la sorgente sia stata all'interno dell'ospedale, basta frequentare qualsiasi luogo perché avvenga il contagio». In effetti, nel periodo in cui il bimbo è stato ricoverato, cioè il 15 marzo, i casi di pazienti visitati in ambulatorio sono stati molti, tra cui anche parecchi bambini al di sotto dei 15 mesi. E anche i ricoveri degli over 35 anni sono stati all'ordine della settimana, con complicanze varie. La Brianza è stata una delle zone in cui il morbillo si è maggiormente radicato. «Abbiamo tuttavia l'impressione che l'epidemia sia più contenuta in questo ultimo mese e mezzo» aggiunge Biondi. Ricostruendo tutta la storia clinica del bambino, i medici dicono di aver fatto il possibile. «Il piccolo era sotto chemioterapia per la leucemia e ovviamente non poteva essere vaccinato. In casi come il suo il vaccino rischia di portare la malattia nell'organismo anziché prevenirla. La sua insufficienza polmonare si è aggravata molto velocemente, nel giro di 24 ore, ed è stato in rianimazione per tre mesi. Paradossalmente nei bambini così immunodepressi il morbillo non si presenta con eruzioni cutanee ma ce ne siamo accorti per le complicanze che ha portato in un quadro clinico già molto delicato».

Come poteva essere evitata questa morte? Rafforzando la «cintura di protezione» attorno al bambino. Obbiettivo che si tenterà di raggiungere con l'obbligo dei vaccini dal prossimo anno scolastico. «Arrivare alla vaccinazione di oltre il 95% dei bambini è l'unico modo per proteggere soprattutto chi è più debole - spiegano al San Gerardo - Questa triste vicenda dimostra ancora una volta che le malattie infettive vanno debellate su tutta la popolazione e non su singoli pazienti».

«Troppe volte - commenta l'assessore lombardo alla Sanità Giulio Gallera - sentiamo dire in questi giorni che non ci sono epidemie e che non c'è necessità di vaccinare i propri figli. Ciò che è successo è un pugno nello stomaco, perché questo era un bambino che non poteva vaccinarsi e ha contratto il morbillo e non è stato in grado di vincere questa malattia.

Questo richiama tutti: vaccinarsi è fondamentale, è la scelta giusta per la salute dei nostri figli e per tutelare coloro che non possono vaccinarsi».

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