Politica

Body shaming sulla Meloni Nessuno s'indigna

Curioso che un Paese immobile come il nostro riesca ad avere due velocità quando si tratta di principi. Scattante difensore in un caso, immobile incurante in un altro. Perché dipende chi ci sta attaccato, ai principi.

Body shaming sulla Meloni Nessuno s'indigna

Curioso che un Paese immobile come il nostro riesca ad avere due velocità quando si tratta di principi. Scattante difensore in un caso, immobile incurante in un altro. Perché dipende chi ci sta attaccato, ai principi. Quando la stessa cosa era successa alla giornalista Giovanni Botteri, erano tutti partiti in quarta con indignate accuse, mancava forse giusto l'intervento del presidente Mattarella. Ora che si tratta di Giorgia Meloni, gli italiani restano natanti distratti imbolsiti dalla calura estiva. A parità di chiome dubbie prese di mira dalla rete. A dire il vero, non è alla pettinatura che si sono limitati ieri con la leader di Fretelli d'Italia. Hanno sì diffuso meme e foto che riprendevano dall'alto la testa di Giorgia e la sua «riga in mezzo un po' larga» (la Botteri era invece colpevole di ricrescita). Ma poi hanno continuato. La bravata anonima migliore è stata il video del suo discorso di mercoledì alla Camera, montato al contrario. L'effetto era ovviamente demoniaco, anche perché Giorgia è già una che ci mette passione di suo, in più l'altro giorno era davvero tanto arrabbiata con Conte e con gli immigrati che il presidente del Consiglio lascia entrare a frotte nel nostro Paese, in barba alle norme anticovid, salvo poi multare l'educata protesta dei commercianti italiani che, a causa del virus, hanno chiuso le loro attività. Quindi enfasi, più rullo al contrario, Giorgia sembrava la figlia naturale di Satana. A questo, sempre in rete, si sono aggiunte edificanti battute, tipo quella di un tizio che la paragonava ad una pescivendola: «Mi è piaciuto molto l'intervento di Giorgia Meloni. Solo non ho capito a quanto le mette al chilo, le spigole». O quello che la usava come minaccia ai bambini: «Finisci di mangiare tutto se no chiamo la Meloni!». O l'altra, che chiosava il video sfottò: «Qui è quando ha cominciato a parlare in greco antico prima di girare la testa di 180 gradi». Ma niente. Nessuno che si sia fatto sentire in difesa dell'ex An. Nessuno che abbia interrotto la siesta. Alla Meloni si può dire di tutto: dal compagno «troppo bello per lei» alla gravidanza («incinta di un meloncino») «strumentalizzata», di «non essere sposata», di essere «grassa», di essere «brutta»... «Daje». Giù a corcare, per rimanere nel linguaggio che le rinfacciano, ovvio, nel suo caso anche essere romana è una colpa, per di più non è dei Parioli. Come in quell'altro video virale di un po' di tempo fa «Sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cattolica», montato quella volta in loop. La Meloni è diventata il collante ideologico dei social: la detestano tutti, a quanto pare. Il pungiball della rete che, come è noto, è il ring dei coraggiosi. Bulli decaffeinati protetti da anonimato e distanza a cui augureremmo di diventare improvvisamente visibili e reali. Intanto a lei, che invece ci mette sempre la faccia, va il nostro: daje Giorgia.

In politica, ce la si prende con chi cresce.

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