Politica

Il boia è un informatico inglese Nel 2010 fu preso e rilasciato

Identificato il tagliagole nei video dell'Isis Fu catturato mentre partiva per la Somalia e la stampa lo difese: «Andava a un safari»

Che Mohammed Emwazi non fosse un ragazzino tutto college e moschea i servizi segreti di Sua Maestà l'avevano intuito già sei anni fa. Non a caso quando, nel 2009, monta su un aereo con due amici raccontando di partire per un safari in Tanzania gli 007 londinesi chiamano i colleghi dello stato africano pregandoli di rispedire al mittente il futuro decapitatore, allora 21enne, e i suoi compagni di viaggio. Per i benpensanti giornalisti inglesi dell' Independent , che raccontano di quel fermo definendolo «illegale», il tagliagole in erba e i due compagni d'avventure sono invece vittime del clima di persecuzione che circonda le comunità musulmane. I fondati sospetti dell'intelligence inglese servono comunque a poco. Alla fine Mohammed Ewazi riuscirà non solo a raggiungere la Siria e ad unirsi allo Stato Islamico, ma anche a trasformarsi in «Jihadi John», lo spietato tagliagole, terrore e boia degli ostaggi occidentali.

La storia di questo piccolo mostro d'origini kuwaitiane, educato a Londra e trasformatosi nel peggior incubo dell'Occidente, è simile a quella di tanti altri musulmani cresciuti nelle nostre città e trasformatisi in belve assetate del nostro sangue. Leggendo i resoconti della Bbc e del Washington Post , le due testate che ieri hanno svelato la sua vera identità dopo mesi di illazioni e mistero, un elemento balza agli occhi. Jihadi John non è né un demente, né un emarginato, né un disgraziato saltato fuori dal pentolone multietnico della suburra londinese. È invece il rampollo di una benestante famiglia kuwaitiana sistematasi fin dagli anni '80 in un tranquillo quartiere della zona occidentale. Un quartiere dove tutti ricordano il futuro tagliagole come un ragazzino educato, gentile e ben vestito. Il grande balzo verso l'abominio inizia dopo il fallito «safari» del 2009. Rispedito a casa, non si dà per vinto e tenta di raggiungere un contatto somalo ad Amsterdam. Gli 007 di Sua Maestà lo acciuffano di nuovo e stavolta gli offrono di diventare un loro infiltrato. Mohammed Ewazi rifiuta e si trasferisce in Kuwait dove trova lavoro come responsabile informatico di un'azienda. Ma le sue frequentazioni sono tutt'altro che cambiate. E così quando nel 2010 si ripresenta a Londra con la scusa di organizzare il proprio matrimonio in Kuwait, gli agenti di Sua Maestà gli impongono la residenza coatta nella capitale. La sorveglianza però non è delle migliori. Di lì a pochi mesi Mohammed scompare e si materializza in una delle prigioni dello Stato Islamico dove diventa, assieme ad altri due jihadisti di origini britanniche, il carceriere degli ostaggi occidentali. Soprannominati i «Beatles» dai disgraziati prigionieri i tre si guadagnano i nomignoli di John, George e Ringo. Gli ostaggi liberati grazie al pagamento di un riscatto descriveranno Jihadi John come il più deciso e determinato dei tre, sempre pronto a sperimentare nuove forme di maltrattamento e ad imporre nuove vessazioni. Tra queste non manca il «waterboarding» che Jihadi John sperimenta per almeno quattro volte su una delle sue vittime. La sua vera consacrazione se la guadagna decapitando a colpi di coltellaccio gli «ospiti» custoditi per quasi due anni. Dallo scorso agosto ad oggi ha tagliato le teste di James Foley Steven Sotloff, David Haines, Alan Henning, Abdul-Rahman Kassig e quelle dei due ostaggi giapponesi.

Diventando così l'incarnazione del male e del terrore agli occhi di tutti gli occidentali.

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