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Referendum, scontro nel Pd Renzi: "C'è chi vuole perdere"

Il ministro per le Riforme: "Vuol dire non rispettare il lavoro che il Parlamento ha fatto: sei votazioni con maggioranze che hanno sfiorato il 60%. Un dibattito vero"

Referendum, scontro nel Pd Renzi: "C'è chi vuole perdere"

Altissima tensione nel Pd. Matteo Renzi parla alla Festa dell'unità ed è subito scontro con la minoranza sul refrendum d'autunno. Il premier è in affanno, i sondaggi dicono che il "no" è in testa e così prova a giocarsi la carta della mancia elettorale anche sulla consultazione referndaria: "Se il referendum passa, i 500 milioni risparmiati sui costi della politica pensate che bello metterli sul fondo della povertà, e darli ai nostri concittadini che non ce la fanno". Poi aggiunge: "Ho sbagliato a personalizzare il voto d'autunno e credo che ci sia qualcuno che vuole farci perdere. C'è gente tra di noi che pur di far perdere i propri, è disponibile a mandare a casa un intero sistema. Vengano al congresso. Ma basta con la rissa continua. Con la rissa continua perde l'Italia", ha aggiunto Renzi.afferma riferendosi alel posizioni di alcuni esponenti della minoranza.

E nel caos dem entra anche il ministro Boschi che ha parlato del voto sul referendum: "Abbiamo scelto di rispettare in toto la procedura prevista dall'articolo 138 della Costituzione per modificarla. Questo ha significato scegliere la strada più dura, un impegno notevole. Ma ora è un elemento di forza anche rispetto a chi propone di votare No, buttando via due anni di lavoro e ricominciare daccapo, immaginando che ci sia una maggioranza per una riforma diversa. Ma questo vuol dire non rispettare il lavoro che il Parlamento ha fatto: sei votazioni con maggioranze che hanno sfiorato il 60%. Un dibattito vero", ha affermato durante un convegno all'Hotel Nazionale a Roma. Boschi ha parlato della riforma costituzione che porta il suo nome, e che sarà sottoposta a referendum confermativo il prossimo autunno. Poi la Boschi ha parlato anche della Costituzione facendo alcuni paragoni storici tra il varo della Carta e il referendum di autunno: Mi rincuora un po' pensare che, anche quando venne approvata la Costituzione, nel 1948, non mancarono le voci critiche. Addirittura alcuni avevano nostalgia per lo Statuto albertino". Boschi ha parlato delle critiche alla carta fondamentale repubblicana. "Senza arrivare agli estremi di Salvemini", secondo cui "le sole buone norme della Carta erano quelle che consentivano la modifica della Costituzione stessa", lo stesso Meuccio Ruini, che presiedeva la commissione per la costituzione, "invitava a farla la legge di riferimento, ma non un idolo, nella consapevolezza che poteva essere messa in discussione".

Quindi, ha concluso Boschi, "oggi si è nel solco dei padri costituenti".

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