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È la Boschi l'"anima nera" dell'operazione anti Visco

Venerdì scorso l'incontro con la fida Fregolent, prima firmataria della mozione

È la Boschi l'"anima nera" dell'operazione anti Visco

Evidentemente giocare con le banche è un vizio dal quale, in famiglia Boschi, è difficile disintossicarsi. Indiscrezioni che trapelano da ambienti renziani raccontano, infatti, che dietro alla gravissima ingerenza del Pd nel tempio sacro di Banca d'Italia, ci sia, non a caso, la manina di «Mariaele». La sottosegretaria, badante del governo Gentiloni, che segue passo passo il premier manco fosse un'ombra (ieri era presente anche alla tradizionale colazione di lavoro con il capo dello Stato Sergio Mattarella, in vista del prossimo Consiglio europeo di Bruxelles) sarebbe l'anima nera che ha studiato lo sgambetto a Ignazio Visco.

Un'operazione strategica messa a punto con la complicità della sua fida scudiera, Silvia Fregolent, renziana della primissima ora, vicecapogruppo Pd alla Camera, garante della Leopolda al Lingotto di Torino del marzo scorso, nonché prima firmataria della mozione che punta a non rinnovare l'incarico del governatore di Bankitalia, il cui mandato scade a fine ottobre. Guarda caso Maria Elena Boschi proprio venerdì scorso era a Torino per la visita alla Piccola casa della Divina Provvidenza e l'inaugurazione del «MeccaniCotto» al Cottolengo e in quell'occasione avrebbe incontrato la Fregolent. Forse è stata la stessa Provvidenza a pilotare la manina di «Mariaele» verso una mossa da maestra, che però oggi potrebbe rivoltarglisi contro. Sono bastati 4 giorni, giusto il tempo di un weekend, per dare il tempo alla torinese Fregolent di sfornare la polpetta avvelenata per Palazzo Koch, camuffata da opera pia in soccorso dei risparmiatori.

E, invece, questa oscura vicenda dimostra, una volta di più, la sottomissione del governo Gentiloni (tenuto all'oscuro di tutto) alla linea del segretario Matteo Renzi, messa in pratica dalla sua emissaria a Palazzo Chigi, che da tempo lavora dietro le quinte alla destituzione del governatore per cercare di lavare via le tracce dei disastri bancari di cui loro stessi sono stati corresponsabili: il fallimento di sette banche in due anni con migliaia di risparmiatori privati dei loro soldi. Una messa in scena ben ragionata dal segretario del Pd per fingere di dare il benservito a Visco. Un'ipocrisia che tenta di allontanare da sé e dalla sottosegretaria Boschi, il cui padre era vicepresidente di Banca Etruria (e che proprio Bankitalia ha multato ben due volte per 277mila euro), il sospetto di non aver agito tempestivamente per dare giustizia agli obbligazionisti raggirati. Peccato che finché è stato a Palazzo Chigi, Renzi si è guardato bene dal criticare Banca d'Italia mentre ora, che si avvicinano le elezioni, architetta una manovra per cercare di guadagnare consensi.

«Troppo facile per il Pd cercare, in odor di elezioni, una nuova verginità politica scaricando su Banca d'Italia tutte le colpe - commenta al Giornale Letizia Giorgianni dell'Associazione Vittime del Salvabanche - Ricordiamo che il conto del dissesto di queste banche a carico del nostro Paese ha superato i 60 miliardi di euro.

Noi riteniamo che quello che è accaduto abbia molteplici colpevoli e responsabilità: Renzi e Boschi in primis».

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