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La Boschi: "La scuola non funziona ​se in mano ai sindacati"

Infiamma il dibattito sulla riforma della scuola. La Boschi: "Non è accettabile lasciare le cose come sono". E la Cgil va al contrattacco: "La scuola non è di proprietà del governo"

La Boschi: "La scuola non funziona ​se in mano ai sindacati"

"La riforma della scuola non è un prendere o lasciare, ma quello che non è accettabile è lasciare le cose come sono". A pochi giorni dallo sciopero generale che ha portato in portato in piazza docenti e studenti contro la riforma del ministro Stefania Giannini, il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi mette in guardia Susanna Camusso e compagni: "La scuola solo in mano ai sindacati funziona? Io credo di no". Dopo la frattura con la minoranza dem sulla legge elettorale, Matteo Renzi si avvia a rompere coi sindacati sulla riforma della scuola che si appresta ad approdare in parlamento.

La Boschi è tornata a parlare della contestata riforma della scuola avendo come "contradditore" il candidato governatore del centrosinistra nelle Marche Luca Ceriscioli, insegnante di matematica, ora in aspettativa. Il ministro per le Riforme ha sottolineato l’importanza della "sfida del cambiamento" e ha rimarcato che "già nel lavoro fatto in Commissione molti aspetti della riforma sono stati modificati. Il ruolo del dirigente è stato attenuato, pur riconoscendo l’autonomia dei dirigenti che devono poter individuare l’insegnante più giusto per la loro scuola". "Nel Piano dell’offerta formativa inoltre - ha proseguito Boschi - sono coinvolti anche i docenti, le famiglie e i ragazzi più grandi". La Boschi ha, quindi, sottolineato l'importanza del passaggio al Senato: "È una sfida da cogliere insieme. Rinviamo tutto? No, non ci sto".

Ceriscioli, che pure ha premesso di non aver condiviso appieno la piattaforma dello sciopero dei docenti, ha fatto propri alcuni temi della protesta: "Lo strapotere lasciato ai dirigenti scolastici va mitigato perché la collegialità è un valore quando si devono traguardare risultati". Per il candidato del centrosinistra andrebbe rivisto anche il ruolo dei precari. "Io - ha ricordato Ceriscioli al ministro - sono stato precario per 10 anni, poi ho vinto il concorso, il primo che mi si è presentato". "Quando ero sindaco di Pesaro - ha concluso - ho stabilizzato settanta lavoratori che avevano lavorato per quindici anni per il Comune. Non ne ho scelto neppure uno, ma era giusto riconoscere il loro investimento di vita".

La posizione della Boschi ha irritato il quartier generale della Cgil. "La dichiarazione della ministra Boschi conferma l’arroganza e il disprezzo della democrazia - ha replicato il segretario generale della Flc-Cgil, Domenico Pantaleo - la scuola non è dei sindacati ma nemmeno proprietà privata del Governo.

È del Paese e di chi quotidianamente garantisce alle nuove generazioni di avere una istruzione all’altezza dei tempi".

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