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Bufera su De Angelis. Lui rilancia: "Pronto al rogo". Rocca: "Valuterò il caso"

La polemica innescata da Marcello De Angelis, attuale responsabile della comunicazione Istituzionale della Regione Lazio, è una bufera che non accenna a placarsi

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La polemica innescata da Marcello De Angelis, ex parlamentare Pdl, già militante di Terza Posizione, ex direttore del Secolo d'Italia e attuale responsabile della comunicazione Istituzionale della Regione Lazio, che su Facebook si è detto certo che gli ex Nar Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini «non c'entrano nulla» con l'attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, è una bufera che non accenna a placarsi. E che sembra anzi amplificarsi ogni secondo di più. Anche perché De Angelis, lungi dal fare retromarcia, tiene il punto, ribadisce la sua convinzione. «Come ogni libero cittadino di questa Nazione, ho esercitato il diritto di esprimere la mia opinione su un evento solstiziale della nostra storia, fondata su decenni di inchiesta svolta come giornalista e parlamentare», scrive in un nuovo post. Dicendosi pronto ad «andare sul rogo come Giordano Bruno per aver violato il dogma», e spiegando di essere «animato dalla passione di chi ha avuto un fratello morto, vittima di uno degli accertati depistaggi orditi per impedire l'accertamento della verità, con l'utilizzo della falsa testimonianza del massacratore del Circeo Angelo Izzo. E quindi con il diritto personale e familiare di chiedere di approfondire ogni analisi finché non sia dissipato qualunque dubbio». Il riferimento è al fratello Nanni, picchiato in questura a ottobre 1980 dopo essere stato arrestato insieme a Ciavardini e ritrovato morto in cella due giorni dopo. Ma le sue parole contro la sentenza passata in giudicato finiscono per gettare altra benzina sul fuoco: solo l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno le condivide, insieme al post, elogiando «il coraggio di Marcello De Angelis sulla strage di Bologna».

Insorge l'Anpi, che aveva già criticato la sua nomina in Regione. E va all'attacco la segretaria Pd Elly Schlein che parla di parole ignobili e chiede le dimissioni immediate di De Angelis. «Se non riescono a farlo i vertici della Regione sia la premier Giorgia Meloni a prendere provvedimenti immediati», insiste Schlein: «È grave che Meloni non sia riuscita a dire che quella di Bologna sia stata una strage neofascista, sarebbe gravissimo se continuasse a permettere ai suoi sodali di stravolgere la verità processuale. Ponga fine, una volta per tutte, a questa scellerata aggressione alla storia». Affermazioni di «gravità inaudita», quelle di De Angelis, anche secondo il portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, che sottolinea la mancata presa di distanza del governatore Rocca e conclude invitando De Angelis ad andare in procura se «è a conoscenza di fatti nuovi e rilevanti». Il leader di SI Nicola Fratoianni invita Rocca a scegliere se «cacciare subito chi infanga in questo modo la memoria della nostra storia repubblicana» o se invece «far finta di niente» ed «essere complice». Dura la reazione del governatore dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini, che bolla De Angelis come «ignobile e bugiardo»: «Venga a dirle a Bologna queste cose conclude Bonaccini - guardando negli occhi i familiari delle vittime». Polemico anche Carlo Calenda: «Per fortuna spiega il leader di Azione - lei vive in un Paese democratico che ha sconfitto i fascisti (come lei). Dunque nessuno la manderà al rogo. Semplicemente continueremo a combattere le sue idee in nome della democrazia e della Costituzione repubblicana che i suoi amici volevano sovvertire. Il martirio le è precluso, le dimissioni no». Molti, nell'opposizione, chiedono a Meloni di prendere le distanze. E l'ex leader del Pd Pier Luigi Bersani punta direttamente il dito contro la premier, rimarcando «la studiata ambiguità della dichiarazione per il 2 agosto del presidente del Consiglio» che lascia «aperto il vaso di Pandora delle falsità nere mentre finalmente la verità giudiziaria si afferma».

Dalla Regione, intanto, il governatore azzurro Francesco Rocca prende tempo, spiegando che il suo uomo-comunicazione «parla a titolo personale, mosso da una storia familiare che lo ha segnato profondamente. Valuterò con attenzione nei prossimi giorni il da farsi, solo dopo averlo incontrato». E intanto a difendere De Angelis resta Piero Sansonetti.

Che nel suo editoriale sull'Unità rivendica il diritto di chiunque di esprimere la propria opinione: «De Angelis è fascista?», scrive Sansonetti, «Chi se ne frega, certo è meno fascista di chi lo vuole cacciare».

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