Cronache

Bufera sulla diretta Rai: 75 minuti di delirio rosso pagati col canone

Palinsesti stravolti e speciale del Tg1 per il rito. La celebrazione della tv di Stato irrita i social

Bufera sulla diretta Rai: 75 minuti di delirio rosso pagati col canone

Se cinquantacinque anni fa era stato allontanato dalla Rai democristiana, la Rai renziana ha riparato tutti i torti dando ai funerali di Dario Fo lo spazio dovuto ad un padre della Patria, ad un eroe nazionale, ad un genio universalmente amato (anche se la figura di Fo divide diametralmente gli italiani). Palinsesti stravolti da RaiUno a RaiScuola con speciali sull'attore, pezzi d'archivio, interviste, omaggi di ogni tipo. E poi ben tre dirette sui funerali a Milano, una di RaiNews24 (guidata da Antonio Di Bella, una carriera in quota Ds e poi Pd), l'altra di Radio1 («Filo diretto GR1 - Addio a Dario Fo»), e poi dalle 11.50 per la bellezza di 75 minuti lo speciale del Tg1 «L'ultimo saluto a Dario Fo» sulla rete ammiraglia della tv di Stato, con la telecronaca della cerimonia in piazza Duomo. A condurre la quirinalista del Tg1, Simona Sala.

Più che una telecronaca una telecelebrazione, tanto che sui social arrivano le proteste («Perché devo pagare il canone Rai per guardare i funerali di Dario Fo?», «Continua il delirio anticlericale di Dario Fo sulla Rai, mai tanto soddisfatto del mancato pagamento canone»). I toni della diretta del Tg1 non alleviano i telespettatori che non hanno mai amato l'attore, anche per la sua militanza politica di parte, dalla sinistra comunista a Grillo e Casaleggio: «Un grande, un genio, qualcuno che ha dato qualcosa a ognuno di noi. Oggi è un lutto ma mai così allegro, festoso, proprio come voleva lui» si scioglie l'inviata Rai.

Dopo l'intervento di Carlin Petrini sulla inscindibilità tra arte e militanza («Pensare a lui senza politica è come pensare ad un buon vino senza l'uva») la telecronaca del Tg1 torna a commuoversi: «Tantissime le sollecitazioni da Petrini, amici da sessant'anni insieme militanti comunisti contro tutte le povertà. Una vita passata in una militanza civile che non si può separare dal suo fare arte».

Dopo la cerimonia attaccano i tromboni della «Banda degli ottoni a scoppio» (una banda musical-politica, «suoniamo da trent'anni al fianco dei lavoratori»), e la Rai educa ancora il popolo sulla corretta lettura delle immagini: «La banda ha accompagnato tutta la vita di Dario Fo, è una banda popolare, sono canti di lotta, politici ma anche allegri. Arte e passione politica sono inscindibili. È un funerale paradossale, perché si sentono parole, ideali e valori che non si sentivano da tantissimo tempo, e tutto accade sul sagrato del Duomo, un paradosso totale che avrebbe divertito tantissimo Dario. Solo lui poteva far sventolare bandiere rosse e far cantare Bella ciao sul sagrato del Duomo. Vedremo adesso cosa farà Milano, perché il sindaco Sala ha ammesso che la città ha ricevuto da Fo più di quello che gli ha dato», intima la cronista Rai.

Le telecamere inquadrano le sindache grilline Appendino e Raggi insieme a Casaleggio jr, numero due del M5S con cui Fo si era schierato ufficialmente, chiudendone la campagna elettorale nel 2013. Altro aspetto controverso di Fo, che però non disturba minimamente la telecelebrazione Rai, anzi: «Dario Fo era l'anima di sinistra del M5S, aveva molto sofferto la morte di Casaleggio, lo considerava un genio creativo. Di Maio ha definito Fo un uomo capolavoro, una definizione che si può condividere». Poi, nei buchi della diretta, l'inevitabile intervista a Saviano su Fo, un'altra d'archivio, un'altra ancora a Lella Costa, mai un'ombra di nota dissonante.

«Una giornata di pioggia e di gioia, un premio Nobel, ricordiamo, dato a chi dileggia il potere restituendo dignità agli oppressi» assicura la tv di Stato con i dirigenti nominati dal Pd.

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