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La buona scuola di Renzi. Concorsone nel caos e insegnanti scontentati

Esami per i professori: polemiche su test e commissari. Cattedre assegnate a casaccio

La buona scuola di Renzi. Concorsone nel caos e insegnanti scontentati

Eliminare precariato e supplentite erano state le promesse del premier Matteo Renzi ma entrambe non sono state mantenute.

La Buona Scuola affonda nei propri errori. E il dramma è che con essa affonda anche la qualità della scuola italiana che già vanta molti tristi primati nelle valutazioni internazionali con gli studenti italiani sempre in fondo alla classifica soprattutto nelle materie scientifiche.

Certamente il progressivo decadimento delle istituzioni scolastiche ha radici lontane e complesse che si rispecchiano in quelle della nostra società e non può essere attribuita soltanto all'attuale governo che però sembra deciso a peggiorare le cose. Il punto è che la Buona Scuola non è una riforma coerente ma un insieme di provvedimenti tesi da un lato a tamponare situazioni emergenziali come il precariato storico e dall'altro ad «imitare» malamente modelli scolastici stranieri, strutturati per rispondere alle esigenze di altri contesti dove quasi sempre gli insegnanti sono sì continuamente valutati ma guadagnano pure il doppio dei docenti italiani. Insomma la prima e più grave pecca della riforma è quella di non essere tale. Ora a distanza di un anno dall'approvazione con il progressivo varo dei decreti attuativi tutti i nodi vengono al pettine. In questi giorni è esploso il caso del cosiddetto Concorsone, partito in clamoroso ritardo. Su 70.000 candidati oltre la metà non è stata neppure ammessa agli orali. Polemica nella polemica come nel caso degli esami di Maturità per gli studenti anche gli esami dei docenti vedono il maggior numero di «bocciati» al Nord. In Lombardia i non idonei sono quasi il 70 per cento. Dunque si devono ipotizzare giudizi «buonisti» al Sud denuncia ad esempio la Lega. In realtà la situazione è complessivamente molto più grave perché la quasi totalità di quei docenti ha già acquisito una o più abilitazioni attraverso le scuole di specializzazione o attraverso altri canali e insegna senza averne i requisti. Almeno secondo il giudizio delle Commissioni. Ma anche sui commissari pesano interrogativi spinosi. A causa delle bassissime retribuzioni a fronte di un impegno gravoso i docenti disponibili sono sempre pochi tanto che spesso si finisce per prendere un po' chi capita. Un caso per tutti quello denunciato alla fine di luglio da Orizzontescuola: una docente bocciata allo scritto del Concorso è stata poi chiamata dall'Ufficio scolastico regionale fare il commissario per gli orali nello stesso Concorso, dovendo quindi giudicare chi aveva fatto meglio di lei almeno in teoria. Grottesco ma neanche tanto se si pensa all'infornata di precari, circa 86.000, che sono entrati senza Concorso soltanto per una fortunata, per loro, coincidenza, mentre altre migliaia di docenti pur abilitati ed in possesso di titoli analoghi devono superare altri concorsi. Il caos derivato dai ritardi e dagli intoppi del Concorsone si aggiunge a quello scatenato dall'ormai famigerato algoritmo in base al quale i docenti sono stati destinati alle loro cattedre. Ora è vero che la denuncia di «deportazione» da parte dei professori suona ridicola. Quei docenti dovrebbero pensare alle migliaia di ragazzi che appena usciti dalla scuola migrano anche fino in Australia alla ricerca di un'opportunità. Però occorre rendere giustizia anche ai docenti penalizzati da un algoritmo che ha fatto centinaia di errori nell'assegnazione favorendo chi aveva meno diritti. Il risultato è che migliaia di cattedre non saranno coperte da insegnanti di ruolo e quindi anche quest'anno si assisterà al solito balletto delle cattedre.

Tra le tante note dolenti anche quella del ruolo del dirigente al quale sono stati assegnati nuovi poteri non ben definiti come quello cruciale della chiamata diretta dei docenti per la quale sembra che al momento si navighi a vista con metodologie di selezione assai diverse da istituto a istituto e denunce da parte di docenti ai quali nel colloquio di selezione il dirigente ha chiesto se avessero intenzione di sposarsi e avere figli.

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