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Calenda insulta Salvini e Meloni: "Non lavorano, vivono di cagnara"

Su Twitter, l'eurodeputato e leader di Azione, Carlo Calenda, attacca Matteo Salvini e Giorgia Meloni: "Non lavorano, non si preparano, non propongono soluzioni. Vivono di cagnara"

Calenda insulta Salvini e Meloni: "Non lavorano, vivono di cagnara"

Battere il ferro finché è caldo. Ma se è freddo, va bene lo stesso. Basta batterlo. È così che fa politica Carlo Calenda. Eletto a Bruxelles con il Pd prima di stracciare la tessera in occasione della nascita del governo giallorosso, Calenda è onnipresente. In tv come sui social. Anzi, soprattutto sui social. È in questo mondo virtuale, sempre più intrecciato a doppio filo con la realtà, che si detta l'agenda politica. E si costruisce il consenso, a costo di pubblicare post molto "spinti" e "blastare" - termine molto in voga tra i "gggiovani" che significa stroncare - chi non la pensa come lui.

Non c'è giorno che il buon Calenda, tra un'ospitata in tv e una seduta a Bruxelles, non smanetti sulla tastiera del suo smartphone, compulsata senza freni alla ricerca di una battuta da digitare, un commento da riprendere o una critica a cui replicare. Se serve, con toni aspri. Alla reazione, Calenda preferisce l'Azione. Con la "A" maiuscola, come il nuovo partito da lui fondato a novembre per rubare voti qua e là, tra Pd, Italia Viva e Forza Italia, per combattere i populisti. Maledetti populisti, parafrasando Ivan Graziani. Da combattere con ogni strumento possibile. Preferibilmente con lo smartphone. Come ha fatto oggi, sul solito Twitter, per cinguettare la sua indignazione contro i due principali leader della destra sovranista: Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Nessuna pietà per chi non crede ciecamente e fideisticamente nell'Europa, vaso di Pandora al contrario da cui escono solo cose buone. Figuriamoci la polemica sul Mes, o "Bella ciao" cantata dai neo-commissari europei tra cui non poteva mancare l'amico Gentiloni. Vae victis. Guai ai vinti, intesi come gli antieuropeisti di Lega e Fratelli d'Italia, sconfitti perché infedeli alla teoria dell'Europa amica che vuole il bene di tutti, senza distinzioni.

Che rabbia, questi populisti. "Sputacchiamoli", avrà pensato oggi Calenda parafrasando la scena della via crucis di Amici Miei. Eccoli serviti, Salvini e Meloni. "A tutti quelli che si accingono a rispondere a #Salvini e #Meloni sui Commissari che cantano #BellaCiao: vogliono iniziare un'altra polemica sul nulla. Ricordare sempre: senza polemiche non esistono", scrive Calenda. Poi l'affondo: "Non lavorano, non si preparano, non propongono soluzioni. Vivono di cagnara".

Maledetti. Non amano "Bella ciao", figurati la Troika. Ma come si permettono, questi sciamannati? E giù insulti. Meno male che sono loro a vivere di cagnara. Questione di punti di vista. A dirlo proprio Calenda, colui che non stacca mai le dita dallo smartphone.

Sempre pronto a postare, "mipiacciare", condividere. E blastare. Come succede quasi ogni giorno al "povero" Giggino Di Maio: "Ma Di Maio dov'era? Stava al governo o no quando si negoziava il Mes? Questo è un modo indegno di fare politica, indegno di un grande paese. Si sollevano dubbi nel momento in cui si negozia e non dopo come stanno facendo Salvini e Di Maio che erano vicepremier quando si è fatto il negoziato", scriveva qualche giorno fa l'ex attore-bambino. Ora diventato grande. Come? A suon di insulti. Perché il ferro va battuto finché è caldo. E se è freddo, va bene lo stesso.

Un tweet vi seppellirà.

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