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La Caporetto sui vaccini. Resa di Conte: penalizzati

L'Italia rischia di ricevere 4,6 milioni di vaccini in meno nei prossimi mesi, ma il problema vero è che potrebbero mancare all'appello, nei tempi previsti, la metà dei 202 milioni ordinati dall'Italia.

La Caporetto sui vaccini. Resa di Conte: penalizzati

L'Italia rischia di ricevere 4,6 milioni di vaccini in meno nei prossimi mesi, ma il problema vero è che potrebbero mancare all'appello, nei tempi previsti, la metà dei 202 milioni ordinati dall'Italia. La Caporetto vaccini che si sta profilando all'orizzonte è stata confermata dallo stesso presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: «Le ultime notizie che ci arrivano dalle aziende produttrici dei vaccini anti Covid sono preoccupanti. Dapprima Pfizer-BioNTech ha comunicato un rallentamento della distribuzione ai Paesi europei penalizzando proprio i Paesi come l'Italia». E questo è nulla in confronto alla diminuzione delle consegne di AstraZeneca, che Palazzo Chigi vuole portare in tribunale. «Se fosse confermata la riduzione del 60 per cento delle dosi che verranno distribuite nel primo trimestre significherebbe che in Italia verrebbero consegnate 3,4 milioni di dosi anziché 8 milioni», spiega Conte. In pratica 4,6 milioni in meno, ma solo per AstraZeneca e per il primo trimestre. In realtà il piano del governo prevedeva 16,1 milioni fino a marzo. E in totale Astrazeneca dovrebbe consegnare all'Italia nei primi sei mesi 40,38 milioni di dosi. Obiettivo lontanissimo in questo momento.

Anche Pfizer (26,92 milioni in totale) ha promesso oltre 8 milioni di dosi a trimestre, ma stanno arrivando a singhiozzo. Il super commissario Domenico Arcuri annuncia che «abbiamo ricevuto il 29 per cento di fiale in meno nella settimana corrente, e ci è stato comunicato che riceveremo il 20 per cento di fiale in meno la prossima settimana». Pfizer replica che gli accordi riguardano la «consegna di dosi e non di fiale». In pratica ogni fiala contiene 6 dosi, ma noi ne utilizziamo quasi sempre solo 5. Perché? Alcune Regioni spiegano che mancano le siringhe di precisione che permettono di estrarre anche la sesta dose da ogni fiala. E questo tipo di siringhe doveva distribuirle Arcuri. Il commissario sbotta: «È falso che siano state mandate ai centri vaccinali meno siringhe di precisione». Le poche siringhe sarebbero dettate dalla riduzione delle dosi consegnate da Pfizer.

Sardegna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e provincie autonome di Trento e Bolzano riceveranno tra il 50 e il 60 per cento di dosi in meno. Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli-Venezia Giulia, ha detto chiaramente che «se non c'è un riequilibrio non avremo le dosi per i richiami mettendo in pericolo la campagna vaccinale».

Le premesse non potevano essere peggiori per il vertice fra i presidenti di Regione, il ministro della Sanità Roberto Speranza e Arcuri di ieri sera.

E nessuno ancora si preoccupa di altri gravi ritardi: Johnson&Johnson, che dovrebbe fornire 53,8 milioni di fiale, ha concluso i test clinici di fase tre solo il 2 gennaio e sta seguendo l'iter dell'approvazione. Però da aprile dovrebbe consegnarci 14,8 milioni dosi. La Sanofi ha già annunciato lo slittamento del vaccino (40,38 milioni per l'Italia) al 2022. E non si hanno notizie certe di quello Curevac (30,28 milioni di dosi), che doveva venire consegnato da gennaio. In pratica un centinaio di milioni di dosi sono avvolte nell'incertezza.

Per questo gli esperti stanno caldeggiando l'utilizzo dello Sputnik russo, se sarà approvato in Ue e anche dei vaccini cinesi. Il governo canta vittoria sulle vaccinazioni, ma siamo comunque indietro seppure secondi in Europa dopo la Germania. Fino a ieri erano state somministrate 1.312.000 vaccinazioni. In media 57mila al giorno dall'inizio di gennaio. Per arrivare all'immunità di gregge entro il 2021 bisognerebbe somministrare ogni giorno, compresi i festivi, almeno 151.098 dosi.

Non solo: Arcuri aveva dichiarato che «se immunizzeremo meno di 65mila persone al giorno sarà un fallimento».

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