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Caprotti nemico di classe pure da morto

La sinistra in Comune si oppone a una via per Mr. Esselunga: era anticomunista

Caprotti nemico di classe pure da morto

Bernardo Caprotti nemico di classe anche da morto. Sembra impossibile, eppure per quelli della sinistra trinariciuta nemmeno l'umano rispetto che si deve a un defunto riesce a cancellare l'avversione, anzi forse proprio l'odio verso quello che un tempo veniva marchiato come il «padrone». Anzi, non solo un tempo visto quello che è successo ieri nell'aula del consiglio comunale di Milano, patria di un riformismo socialista che probabilmente a qualcuno ha insegnato davvero poco.

Di Forza Italia l'idea di presentare una mozione per dedicare all'inventore dell'Esselunga una strada o una piazza. Riconoscendogli magari anche un posto al Famedio del cimitero Monumentale, lì dove vengono per tradizione ricordati tutti quelli che hanno dato lustro alla città. In calce, dopo il capogruppo azzurro Gianluca Comazzi, le firme della Lega, di Stefano Parisi, delle liste Sala e Milano popolare, del Pd e perfino dei grillini del Movimento 5 Stelle. Mancano quelle della sinistra-sinistra, dell'ex presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo con la sua Sinistra e costituzione e di Sinistra per Milano (si scusino le inevitabili ripetizioni) che è la declinazione meneghina di Sel, la Sinistra ecologia e libertà dell'ormai fu (politicamente) Nichi Vendola, tutto impegnato oggi nella sua nuova vita da puerpera. Ma a non firmare è stato anche quel Paolo Limonta, già braccio destro del sindaco arancion-vendoliano Giuliano Pisapia. Evidentemente troppo per chi tanto si riempie la bocca con la difesa dei lavoratori, rendere onore a chi oggi dà uno stipendio a 22mila dipendenti. E che da quel primo supermercato aperto in viale Regina Giovanna ha dato da mangiare a centinaia di migliaia di famiglie. Senza chiedere nulla in cambio, anzi rifiutando l'Ambrogino, la massima onorificenza cittadina che in molti avrebbero voluto assegnargli. Troppo l'odio di classe per Limonta e compagni che non hanno ceduto nemmeno di fronte alla morte.

«Ci dispiace molto, è stata una grande perdita, un grande imprenditore. Un grande uomo», diceva un'anziana ieri davanti a un suo supermercato, interpretando una verità non poi così difficile da riconoscere. Ma non per la sinistra, rimasta ferma agli odi antichi della lotta di classe.

Ieri tutti i supermercati sono rimasti chiusi in segno di lutto. Ma in perfetto rito ambrosiano hanno riaperto alle 12 in punto, dopo che in duecento avevano affollato San Giuseppe in via Verdi per il funerale dell'imprenditore scomparso venerdì a pochi giorni dal suo novantunesimo compleanno. Chiesa barocca del Seicento di cui proprio Caprotti aveva finanziato il restauro del pavimento. Nei banchi di sinistra la seconda moglie Giuliana Albera e la figlia Marina con accanto il presidente di Esselunga Vincenzo Mariconda e l'amministratore delegato Carlo Salza, a destra i figli di primo letto Giuseppe e Violetta protagonisti della lite giudiziaria con il padre. Ed è stata la stessa Violetta, accorsa in clinica proprio l'ultimo giorno, a far leggere un messaggio a monsignor Giuseppe Maggioni: «Grazie papà per avermi aspettato, mi hai fatto capire l'enorme amore che c'era tra di noi. Rimarrai sempre nel mio cuore».

E ora l'attesa è per l'apertura del testamento, davanti al notaio Carlo Marchetti.

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