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Cara e non ecologica, resta senza energia la corsa all'auto elettrica

Prezzi alti e batterie poco green. E per ora di colonnine in autostrada ce n'è solo una

Cara e non ecologica, resta senza energia la corsa all'auto elettrica

Elettrificare è la parola d'ordine all'interno dei gruppi automobilistici. Gli investimenti sono in corso da anni. E anche i più recalcitranti, come Fca, alla fine si sono dovuti allineare. Sul mercato, le auto elettriche e soprattutto ibride (anche quelle plug-in, cioè dotate di cavo per la ricarica della batteria, utili soprattutto nei percorsi urbani) sono in aumento. Le autonomie dei vari modelli, grazie ai progressi compiuti nel campo delle batterie, sono sempre più elevate, raggiungendo sulla carta fino a 500 e più chilometri.

Ma i problemi affinché l'auto elettrica, quella che funziona solo con la batteria e, quindi, nel caso esaurisca la carica, si ferma, sono ancora tanti. Eccone alcuni: queste auto sono ancora care; l'autonomia è migliorata (ideale è l'utilizzo in città), ma per affrontare percorsi lunghi bisogna studiare attentamente l'ubicazione dei punti di ricarica, sperando che funzionino; il numero delle infrastrutture dev'essere potenziato rapidamente, non solo lungo le reti stradali e soprattutto autostradali, ma anche presso i condomini, i centri commerciali e le aziende private.
Anche per guidare una vettura elettrica servono accorgimenti: il fatto che sia silenziosa tende a far spingere sull'acceleratore aumentando i consumi; da dosare è anche l'utilizzo del climatizzatore e degli altri sistemi che «succhiano» corrente.

C'è poi l'aspetto etico sul quale le stesse istituzioni che hanno deciso di condannare a morte il diesel, senza dare spazio alla difesa, tendono sempre a glissare. La produzione di energia, per «pulire» veramente l'aria, deve provenire da fonti rinnovabili. Oggi, invece, l'origine resta soprattutto fossile. È il caso della Cina, ma anche della Germania e di alcuni Paesi dell'Est e del Centro Europa. E così l'auto elettrica ha emissioni zero a valle, ma a monte rischia di inquinare di più. Un controsenso. In Italia, l'utilizzo delle fonti rinnovabili si attesta oltre il 30%.

E sempre la Cina, con i suoi giacimenti e le «colonie» in Sud America e in Africa, sta facendo man bassa di litio, cobalto e cadmio, necessari per la realizzazione delle batterie. AlixPartners evidenzia come il prezzo del cobalto per auto elettriche sia aumentato di quasi il 180% tra il 2016 e il 2017. Dal 2022, inoltre, la domanda di cobalto supererà ampiamente la produzione globale. Anche i prezzi del nichel, altra materia prima fondamentale, hanno cominciato a crescere.
Alla voce elettrificazione, dunque, corrisponde anche un enorme business insieme allo sfruttamento di minori nei luoghi di estrazione.

In Italia, intanto, Enel X, con il suo piano di diffusione delle colonnine a due punti di ricarica, tra cui quelle «Ultra Fast» (circa 30 minuti per il pieno di energia), sta accelerando allo scopo di dotare il Paese di una rete capillare di infrastrutture. Con 300 milioni di investimento, il gruppo punta a dotare la rete stradale di 14mila colonnine (28mila punti di ricarica) nel 2022. Tremila di queste colonnine saranno del tipo «Ultra Fast». Enel X, intanto, ha varato la prima stazione di ricarica in autostrada.

Il tratto interessato è quello tra Torino e Milano: l'area di servizio si trova a Rho Sud e porta il marchio Q8. Se si viaggia in autostrada, infatti, il rifornimento di energia avviene fuori dai caselli, in prossimità di ristornati o centri commerciali.

«Grazie all'accordo con Q8 - spiega l'ad di Enel X, Francesco Venturini - avremo un'infrastruttura di ricarica sulla rete autostradale integrata e interoperabile con quella presente sul territorio».

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