Cronache

Case popolari, il giudice non tocca gli abusivi

Case popolari, il giudice non tocca gli abusivi

Ci sono terreni di illegalità dove l'amministrazione pubblica è impotente. E allora arriva la magistratura a sanare le ingiustizie. O forse no. Non nel quartiere San Paolo di Bari, dove la metà degli alloggi popolari del Comune è occupata da anni da inquilini che non ne hanno diritto.

Una cortina impenetrabile di abusivismo che nel 2014 ha fatto partire una raffica di segnalazioni esasperate alla Procura. Doveva pur esserci un modo per far rispettare la legge e dare la casa a chi è in graduatoria. Invece no, non c'era allora e non c'è nemmeno oggi, quando al termine di un'inchiesta con 144 indagati che ha accertato 222 appartamenti occupati in modo illegittimo su un totale di 443 unità - il Comune ha ottenuto appena 16 provvedimenti di sequestro. Che comunque lasciano agli inquilini la facoltà d'uso dell'immobile. Non conta che vi siano entrati senza permesso, al posto dei legittimi assegnatari. Eppure, la Procura - come racconta la Repubblica di Bari - aveva chiesto il sequestro, e senza facoltà d'uso, per 134 unità: occupazioni di «natura invasiva e arbitraria non essendovi stata alcuna legittimazione da parte delle pubbliche amministrazioni competenti che, al contrario, hanno emesso provvedimenti di assegnazione in favore di altri e differenti soggetti». Ma il castello di accuse, insieme alle speranze di coloro che hanno visto riconoscersi il diritto a un tetto seguendo tutto l'iter normativo, si è sgretolato sotto la decisione del gip di autorizzare solo 16 sequestri. Motivo? La colpa se queste famiglie vivono nell'abusivismo è dell'«inerzia» del Comune che non ha risposto alle istanze di sanatoria presentate negli anni. Poco importa che di alcune domande, 21, non vi sia nemmeno traccia negli uffici comunali. Basta la richiesta, vera o presunta, «finalizzata alla rimozione di una condizione di persistente illegittimità» per stendere un velo di legalità sullo scandalo delle occupazioni baresi. «Il pericolo di aggravamento delle conseguenze del reato è riconducibile all'inerzia della persona offesa che tarda a esaminare le istanze di sanatoria» scrive il gip.

Gli altri possono attendere.

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