Cronache

Da caserma a hotel? "No, serve ai migranti"

Il prefetto di Udine blocca l'investimento di un magnate russo

Da caserma a hotel? "No, serve ai migranti"

Un complesso alberghiero a cinque stelle con piscine e centro wellness da realizzare ai piedi delle piste da sci, laddove oggi il paesaggio sbiadisce nell'intonaco ingiallito di questa vecchia caserma abbandonata e incastonata tra le più belle montagne del Friuli Venezia Giulia.Tarvisio, profondo Nordest, poco meno di cinquemila abitanti. Appena oltre il confine è già Austria. Ed è già quell'Europa dove Schengen annaspa sotto la pressione dell'incendio migratorio che infiamma la frontiera tra Grecia e Macedonia e che nemmeno l'accordo raggiunto con la Turchia promette davvero di spegnere.Proprio su questo immobile dismesso di proprietà dello Stato, un imprenditore russo con diverse attività in Italia ha messo gli occhi per farne un resort, con un investimento da 50 milioni di euro e 100 posti di lavoro, ma che il ministero dell'Interno rischia di mandare in fumo. Già, perché la caserma Lamarmora almeno per ora, resterà vincolata. Niente vendita e niente imprenditore. L'edificio deve rimanere disponibile per essere adibito a centro di accoglienza di fronte a un'eventuale ondata di profughi. Così, dopo otto mesi di solleciti da parte del sindaco di Tarvisio, Renato Carlantoni, che sventolando la manifestazione d'interesse con tanto di progetto chiedeva di rendere disponibile l'immobile all'acquisto, è arrivato il niet, per conto del prefetto di Udine, Vittorio Zappalorto. Il processo che avrebbe dovuto trasferire l'edificio dal Demanio al mercato attraverso un'asta pubblica è stato congelato. «L'ex caserma rimane così com'è - ha fatto sapere al sindaco il rappresentante del governo - almeno fino a quando non finirà questa situazione di incertezza ai confini». Sfuma la chance di riportare il decoro nel vecchio stabile del centro montano, e l'ipotesi tendopoli prevale sull'opportunità economica: «È impensabile - ha precisato il prefetto - che in un momento come questo si programmi la dismissione di quella struttura». Il primo cittadino è pronto a dare battaglia, sostenuto dalla Lega e da Forza Italia, che hanno annunciato una pioggia di interrogazioni alla Camera. Se il timore che l'imbuto dei Balcani riconsegni alla frontiera italiana centinaia di migranti ha fatto alzare il cartellino rosso, «non è di certo questo il modo migliore per tenersi stretto un investitore». Che con ogni probabilità di fronte all'incertezza deciderà di gettare la spugna. E di imprenditori, denuncia il sindaco, «non se ne vedono così spesso da queste parti», dove si sa, la crisi arriva prima e se ne va sempre dopo. «È da un anno che ci stiamo lavorando - dice - abbiamo seguito il percorso previsto dalla legge indicato nello Sblocca Italia proprio per le aree dismesse, così da arrivare alla valorizzazione dell'edificio». Condannato a «cadere a pezzi», visto che «in quelle condizioni non sarebbe in grado di ospitare nessuno» al suo interno senza un intervento di risistemazione.

«Comprendiamo la difficile posizione del prefetto, che agisce per conto del Viminale, ma la nostra comunità non merita di essere sacrificata».

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