Politica

Caso Huawei, la rabbia di Pechino

Convocati gli ambasciatori di Usa e Canada: «Presto conseguenze»

Gli ambasciatori di Canada e Stati Uniti in Cina sono stati convocati dal governo di Pechino dopo l'arresto «estremamente ingiusto» di Meng Wangzhou, direttrice finanziaria e figlia del fondatore del colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei. L'obiettivo? Chiedere che sia immediatamente revocata la richiesta di estradizione trasmessa da Washington al Canada.

Secondo il viceministro degli Esteri cinese Le Yucheng, che ha convocato l'ambasciatore degli Stati Uniti in Cina, Terry Branstad, le azioni degli Stati Uniti hanno violato i «legittimi diritti e interessi dei cittadini cinesi e sono di natura estremamente negativa». «La Cina intraprenderà ulteriori azioni in base alle azioni degli Stati Uniti», ha annunciato. La mossa arriva il giorno dopo la convocazione dell'ambasciatore del Canada in Cina.

Meng era stata arrestata il primo dicembre proprio in Canada, accusata di frode per aver violato le sanzioni imposte dagli Stati Uniti all'Iran, mentendo alle banche sul ricorso a una filiale dell'azienda per avere accesso al mercato iraniano, in violazione delle sanzioni. La notizia del suo arresto, avvenuta solo giorni dopo, ha causato una forte perdita nei mercati azionari globali, timorosi di una escalation nella guerra commerciale tra Washington e Pechino, che si era appena placata, dopo che la Cina ha avvertito la prima di «possibili conseguenze».

Il consigliere economico della Casa Bianca, intanto, è tornato ieria ribadire che Donald Trump non sapeva dell'arresto di Meng quando, il giorno in cui avvenne, era a cena con con il presidente cinese, Xi Jinping.

«Lo ha saputo più tardi», ha detto Larry Kudlow a Fox news.

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