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L'asse con gli Usa per liberare i marò. Ma Palazzo Chigi smentisce

La triste vicenda di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati di aver ucciso due pescatori indiani, va avanti da quasi quattro anni. I governi che si sono succeduti fino ad ora non hanno combinato nulla di buono

L'asse con gli Usa per liberare i marò. Ma Palazzo Chigi smentisce

Da quasi quattro anni l'Italia chiede sia fatta giustizia per Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due fucilieri di marina rimasti coinvolti nell'incidente dell'Enrica Lexie, la petroliera abbordata dai pirati il 15 febbraio 2012 al largo della costa del Kerala, nell'India sud occidentale. I due militari sono accusati di aver ucciso due pescatori indiani. Da anni il nostro Paese chiede che il processo venga fatto in Italia, come previsto dalle leggi internazionali, visto che il fatto è avvenuto in acque internazionali. L'India, però, non ne vuol sapere. I governi che si sono succeduti sino ad ora a Palazzo Chigi non sono riusciti a cavare il ragno dal buco. Troppa debolezza ha dimostrato l'Italia, e troppi errori sono stati commessi. Ora, dai palazzi romani del potere, trapela una novità. Del caso potrebbero occuparsi gli Stati Uniti.

Come scrive il Corriere della sera il presidente del Consiglio Matteo Renzi avrebbe preso un’iniziativa per cercare di imprimere una svolta alla vicenda, in attesa del giudizio del collegio arbitrale che dovrà stabilire dove si dovrà celebrare il processo ai due militari. Renzi avrebbe coinvolto Obama (ma non si sa bene in quale misura). E l'India ora teme che tutto questo clamore possa avere riflessi negativi sull’ingresso tra le potenze mondiali considerate affidabili. Come mossa distensiva, ipotizza il quotidiano di Via Solferino, il governo indiano potrebbe dare indicazione ai propri ministeri degli Esteri e della Giustizia di chiedere alla Corte suprema di congelare il caso, in attesa dell'arbitrato internazionale, e di liberare Girone (oggi trattenuto in India) e Latorre (in convalescenza in Italia). La mossa permetterebbe al collegio arbitrale di lavorare con una certa tranquillità per decidere dove celebrare il processo, e i due militari attenderebbero la risposta in Italia. Decisione che è attesa per marzo. Al momento le ipotesi, ovviamente, sono tutte aperte: il processo potrebbe tenersi in India, in Italia o in un paese terzo.

Ma Obama che c'entra in tutto questo? Stando a quanto scrive il Corriere l’amministrazione americana è rimasta sorpresa dopo la decisione dell'Italia di bloccare l’ingresso dell’India nell’Mtcr, gruppo che si occupa di missili composto da 43 Paesi e che viene considerato rilevante tra chi lavora per la non proliferazione delle armi "potenzialmente nucleari". Washington vuole rafforzare l'asse con l'India e non può permettersi che l'Italia metta i bastoni tra le ruote a questo progetto. Visto e considerato che per far parte del Mtcr occorre l'unanimità dei paesi membri e l'Italia, di fatto, ha fermato l'India.

La posizione dell'India verrà discussa di nuovo la prossima primavera. In questi mesi, in attesa della decisione dell'arbitrato, l'Italia potrebbe ottenere l'aiuto (sicuramente utile) degli Stati Uniti per risolvere, una volta per tutte, il problema dei marò.

Forse sarà un mezzo poco convenzionale, forse non sarà giusto al 100%, ma non ci resta che sperare nell'aiuto degli Stati Uniti - e nelle pressioni politiche - affinché i due marò tornino liberi. Poi sarà il processo a stabilire le loro eventuali responsabilità. L'importante è che si faccia presto. Perché quattro anni sono davvero troppi.

La smentita di Palazzo Chigi

Fonti di Palazzo Chigi smentiscono che vi siano state richieste specifiche rivolte agli Stati Uniti sui marò. Come è noto, spiegano le stesse fonti, il governo ha sempre chiesto la solidarietà dei nostri alleati su una vicenda che considera prioritaria. Al Tribunale arbitrale cui la controversia è stata affidata l'Italia ha chiesto che il fuciliere Girone possa trascorrere in Italia l'intero periodo del processo.

Il Tribunale arbitrale, si ricorda, si pronuncerà tra alcune settimane.

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