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Il Cav rassicura Matteo: pronti al sostegno anche sull'economia

Ma Berlusconi esclude l'ingresso in maggioranza: su crescita e tasse valutiamo caso per caso. Il consiglio sulla politica estera: non isolate Putin

Il Cav rassicura Matteo: pronti al sostegno anche sull'economia

«Sai, questo l'ho fatto fare io. E quest'altro, invece, l'ho fatto ristrutturare. Ecco invece le stanze che ho fatte ridipingere...». È iniziata con una sorta di visita guidata al contrario. Con il padrone di casa Matteo Renzi ad ascoltare gli aneddoti e i ricordi di quello che è il politico italiano che più a lungo è stato presidente del Consiglio: 3.340 giorni in quattro diversi mandati. Ecco perché, quando alle otto di mattina il premier riceve a Palazzo Chigi Silvio Berlusconi – accompagnato da Gianni Letta e Denis Verdini – fa un po' fatica a fare fino in fondo l'anfitrione.

Il clima tra i due, però, è subito disteso e rilassato. E le quasi tre ore di faccia a faccia se ne vanno via piuttosto velocemente tra convenevoli, qualche battuta e – ovviamente - i dossier sul tavolo. Le correzioni all'Italicum, certo. Ma pure i nodi della politica estera e soprattutto la situazione economica. Già, perché sui ritocchi alla nuova legge elettorale che arriverà in Senato a settembre inoltrato né Renzi né Berlusconi hanno troppa ansia di mettersi a correre. Ecco perché da Palazzo Grazioli parlano di «incontro interlocutorio».

Spazio, insomma, alle questioni economiche, anche perché proprio ieri sono arrivati i dati sul Pil. Con Berlusconi che insiste sulla necessità di abbassare le tasse per ottenere una ripresa sui consumi, la vecchia ricetta reganiana che gli è tanto cara. Renzi invece illustra i prossimi provvedimenti del governo e tutti e due concordano sul fatto che il problema sono soprattutto i vincoli imposti dall'Ue. Sono quelli, è il ragionamento, che devono essere «superati». Su questo, ma anche sui i singoli provvedimenti, il leader di Forza Italia si dice pronto a sostenere il governo, quando a settembre arriveranno i giorni difficili. E forse non è un caso che per allora sia in calendario un altro faccia a faccia.

Non si tratta, però di entrare nella maggioranza. Anzi, proprio per evitare fraintendimenti, ieri i big azzurri puntato il dito sui pessimi risultati portati a casa dal governo sul piano economico. «L'Italia #cambiaverso . In peggio. Paese in recessione. Dato del Pil peggiore da 14 anni», dice Giovanni Toti. Forza Italia, insomma, resta partito di opposizione. Detto questo – assicura Berlusconi a Renzi – sui singoli provvedimenti siamo pronti a dare una mano. Certo, che poi in Forza Italia ci sia chi vorrebbe trasformare questa collaborazione in un vero e proprio ingresso in maggioranza – magari i papabili ministri o sottosegretari - non è un mistero. L'ex premier però non sembra affatto intenzionato a fare un passo che rischierebbe di spaccare il partito (ieri Raffele Fitto è stato molto critico) e che non convince quelle colombe che gli consigliano di non abbandonare l'approccio low profile degli ultimi sei mesi.

Sul tavolo anche la politica estera. Dalla Libia alla Siria, passando per la crisi in Ucraina. A proposito della quale Berlusconi invita Renzi a «non isolare» Vladimir Putin.

Poche novità, invece, sul fronte Italicum. Non si sono definite né le soglie di sbarramento – l'ipotesi sul tavolo resta quella del 4% invece del 4,5 – né quella per accedere al premio (che potrebbe salire al 40%). Forti perplessità, invece, sulla reintroduzione delle preferenze. Berlusconi continua ad essere contrario e certo Renzi non è un appassionato della materia. Sul punto, invece, spinge l'Ncd che cerca di fare il possibile per entrare nella trattativa.

D'altra parte, secondo uno studio di piazza San Lorenzo in Lucina sui risultati di Politiche ed Europee, il partito di Alfano (senza Udc) varrebbe il 2,7%, ma almeno il 50% di quei voti dipenderebbero proprio dalle preferenze.

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