Politica

Il Cav vede Renzi: ma no ai ricatti

Stamattina il vertice sulla riforma elettorale. Berlusconi: Ncd è alleato del Pd, il premier decida fin dove vuole spingersi

Roma Dovrebbe essere di buon mattino il faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi in agenda per oggi. Un incontro nel quale rimodulare il patto del Nazareno, soprattutto per quel che riguarda la nuova legge elettorale. Con il leader di Forza Italia che potrà riproporsi come interlocutore privilegiato della maggioranza per la riscrittura dei nuovi assetti istituzionali e il premier che approfitterà dei riflettori tutti puntati sull'incontro per provare a distogliere l'attenzione dai dati economici che l'Istat diffonderà a metà mattina, numeri che si annunciano tutt'altro che buoni.

Un faccia a faccia che potrebbe non essere decisivo. Non solo perché i tempi sono ancora lunghi, visto che l'Italicum già approvato alla Camera arriverà alla commissione Affari costituzionali del Senato a settembre inoltrato e in politica un mese equivale ad un'era geologica. Ma pure perché pare che qualche tira e molla sia ancora in corso. Quello sulle preferenze, in particolare. Con Angelino Alfano che ieri ha incontrato Renzi e ha messo sul tavolo le richieste del Ncd: non solo l'abbassamento della soglia di sbarramento, ma pure l'introduzione delle preferenze. È vero, infatti, che senza la prima condizione il Nuovo centrodestra rischia di restare fuori dal Parlamento (a meno che non vada in coalizione), ma pure poter giocare sulle preferenze ha un suo peso per un partito che ha raccolto l'eredità dell'Udc, di quel che resta di Scelta civica e degli ultimi rivoli del clientelismo democristiano.

Delle richieste di Alfano – che vuole inserirsi a pieno titolo nel confronto in corso tra Renzi e Berlusconi tanto che secondo Nunzia De Girolamo «è evidente che sta nascendo un patto a tre tra Pd, Forza Italia e Ncd» – il premier ne parlerà oggi con l'ex Cavaliere, anche se è ovvio che i dettagli sono già noti da ieri tramite i soliti ambasciatori Denis Verdini e Gianni Letta. Che hanno passato buona parte del pomeriggio a Palazzo Grazioli a relazionare Berlusconi.

Il leader di Forza Italia, almeno a ieri, non sembrava però troppo convinto di stravolgere l'Italicum al punto di far rientrare completamente in gioco i piccoli partiti. Perché, spiega la responsabile comunicazione Deborah Bergamini, «l'impianto della legge deve comunque restare bipolare». Detto questo, l'approccio di Berlusconi resta assolutamente collaborativo e alla fine – è il senso dei suoi ragionamenti – un punto d'incontro si troverà di certo. Ma visto che noi siamo all'opposizione e il Ncd è un alleato di Renzi al governo – confidava il leader di Forza Italia in privato – è il premier che adesso deve decidere fino dove si vuole spingere.

Un punto d'incontro, insomma, va trovato. E pare che le diplomazie abbiano lavorato fino a tarda sera per cercare la cosiddetta «quadra». Non è un mistero, infatti, che Berlusconi non ami affatto le preferenze, così come pure Renzi che però sul punto deve vedersela con le forti resistenze interne al Pd. Per il premier, insomma, potrebbe avere un senso reintrodurle solo permettendo le candidature multiple, ciò facendo sì che la stessa persona si possa candidare in tutti i collegi. Per Renzi (che traina voti da Nord a Sud) sarebbe un buon compromesso, meno per Berlusconi che – almeno ad oggi – non si può candidare.

La sensazione, insomma, è che per quanto si stia stringendo e si sia ormai a un passo dal chiudere, anche quello di oggi potrebbe essere un incontro interlocutorio. C'è tutto agosto di mezzo e poi ancora una settimana a settembre prima che soltanto a Palazzo Madama s'inizi la discussione in Commissione.

Sicuro, quindi, che Berlusconi e Renzi si rivedranno ancora.

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