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Censire i raccomandati? Cominciamo dai 5 Stelle

Di Maio si scaglia contro le spintarelle in Rai e nella Pa Da Conte a Casalino: guardi prima in casa propria...

Censire i raccomandati? Cominciamo dai 5 Stelle

Ogni estate ha il suo gioco. Prima si facevano le liste, cosa mi piace cosa non mi piace, cosa va o non va di moda. L'estate del 2018, in assenza di migliori passatempo e magari complice l'esclusione dell'Italia dai Mondiali, ha lanciato la grande gara ai censimenti. Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha annunciato in pompa magna il censimento dei Rom. Apriti cielo e a seguire accuse di razzismo. E non si capisce perché se siamo tutti censiti non lo debbano essere anche rom, sinti e caminanti (alla Boldrini piace che si chiamino così). Sarebbe un'esclusione - razzista! - tagliarli fuori dalle patrie anagrafi.

A stretto giro di posta arriva Luigi Di Maio che, sempre più oscurato dall'omologo Salvini, cerca di inventarsi qualcosa ogni giorno per ritagliarsi una breve sui giornali e per dimostrare che non passa il pomeriggio a lucidare server e giocare con Rousseau al suo datore di lavoro. Che non è il popolo italiano, ma in prima istanza Davide Casaleggio titolare della omonima azienda. Ecco l'idea di Giggino, si è accesa la lampadina: schediamo i raccomandati. Ottimo. Certo, impresa ardua, in un Paese come il nostro, impresa che implica una lista lunga lunga come quel celeberrimo rotolone carta assorbente di uno spot di qualche anno fa che si srotolava all'infinito su e giù per tutti i campanili d'Italia.

Per aiutare il vicepremier e ministro del Lavoro nell'ustorio compito gli diamo un consiglio: inizi a sbirciare in casa sua, nel movimento di cui è capo politico. Perché, applicando la tipica pignoleria grillina - che ricorda il verdoniano Furio - come potremmo definire il premier Giuseppe Conte? Beh, un raccomandato. Uno sconosciuto professore, ben fornito di cultura e pochette, catapultato a Palazzo Chigi. Ci sarà arrivato mandando un cv a Manpower? Diremmo proprio di no. È stato segnalato. E per ogni raccomandato c'è un raccomandatore. E tra i Cinque Stelle fanno addirittura a gara tra loro per intestarsi il merito di aver raccomandato qualcuno. Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, va in giro a destra e a manca a spargere vanterie: sono io che ho fatto il nome di Conte a Di Maio, che poi lo ha fatto a Casaleggio e tutto quello che poi è accaduto è storia recente della nostra Repubblica. D'altronde risulta che lo stesso Bonafede (con evidenti velleità da head hunter) abbia presentato Luca Lanzalone a Virginia Raggi e ai vertici del Movimento per fare il sindaco ombra della Capitale. Coi risultati che tutti conosciamo. Ma Lanzalone, attualmente sotto inchiesta con l'accusa (tutta da dimostrare) di essere un po' un mascalzone, è un raccomandato conteso: perché anche il sindaco di Livorno, Giuseppe Nogarin, sostiene di averlo «scoperto» e di averne valorizzato i talenti.

Casaleggio jr è più che un raccomandato, ma direttamente un ereditiere, che ha ricevuto dal padre le redini politiche (gestire Rousseau e l'omonima associazione è senza dubbio un ruolo politico) del primo partito italiano. Una specie di «raccomandazione dinastica». E, a giudicare dal curriculum, anche Rocco Casalino, passato direttamente dal Gf con Marina La Rosa al G7 con Donald Trump, sembra essere in un certo senso raccomandato. Selezionato dall'ufficio del personale della Casaleggio Associati per divenire capo della comunicazione di Palazzo Chigi. Carriera simile a quella di Pietro Dettori, socio fondatore di Rousseau, ex dipendente della succitata Casaleggio e ora in pole position per ricoprire il ruolo di capo di gabinetto del presidente del Consiglio.

Per carità, c'è anche chi ha fatto di peggio, come l'attuale ministra per il Sud Barbara Lezzi che prima di occuparsi del Meridione si occupava da vicino della figlia del compagno: assunta come portaborse e poi repentinamente licenziata a seguito di scandalo giornalistico. E anche qui si fiuta l'aroma della raccomandazione. E in fondo, anche tutti i ministri non eletti, non sono arrivati lì staccando un biglietto della lotteria. Ma su segnalazione. E quindi, grillescamente, a rischio di finire censiti come raccomandati. Ci permettiamo, con un umiltà, di offrire anche noi una raccomandazione a Di Maio: non si occupi di raccomandati. Rischia di perdere degli amici.

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