Cronache

"Che orrore, in giro donne seminude"

Il disprezzo per i costumi occidentali. E il business dell'immigrazione

"Che orrore, in giro donne seminude"

Roma - Era pronto al salto di qualità. Dopo averlo monitorato sul web, i magistrati si sono convinti che il palestinese Abdel Salem Napulsi avesse ultimato la sua attività di auto-addestramento e fosse sul punto di passare all'azione. E prima che uno degli altri arrestati lasciasse l'Italia, hanno fatto scattare l'operazione antiterrorismo che ha stroncato sul nascere la preparazione di un attentato.

Prima di finire in carcere per droga, Napulsi smanettava sul suo tablet, adottando tutti gli accorgimenti necessari per sfuggire ai controlli informatici, scaricando video di propaganda riconducibili al terrorismo islamico ma soprattutto dedicandosi alla spasmodica ricerca di nozioni particolareggiate sulla micidialità di certe armi, come lanciarazzi PRG-7 e carabine, e sulle modalità di uso e di acquisto, mostrando inoltre competenze tecniche che andavano oltre una mera conoscenza teorica. «Chi scarica e visiona tali video - scrive nell'ordinanza il gip Costantino De Robbio - dimostra di non essere semplicemente interessato all'esistenza ad al funzionamento delle armi, ma di prepararsi ad utilizzarle in concreto». In più il giovane palestinese si informava, sempre sul web, sulle modalità di reperimento di mezzi di trasporto pesanti come camion, Tir o pick up idonei anche al montaggio dei lanciarazzi sui quali si era documentato. Ma le accuse nei confronti di Napulsi si basano soprattutto sulla sua adesione al radicalismo islamico, che risulta evidente dalle intercettazioni a cui è stato sottoposto. Nelle sue conversazioni - si legge nelle carte - ci sono «espliciti richiami ai terroristi e combattenti afghani come modelli da seguire, richiami al paese tunisino come luogo disprezzabile perché composto da persone che non seguono la Shaaria come legge e consentono alle donne di girare senza velo integrale, preoccupazione per i costumi occidentali del Paese (l'Italia) dove sono costretti a vivere, con severi giudizi sulle donne italiane che girano seminude». Come emerge chiaramente da una telefonata con un altro degli arrestati, un tunisino residente a Latina tra i contatti dell'attentatore di Berlino. I due si lasciano andare a considerazioni incentrate su visioni radicali dell'Islam, ce l'hanno con gli infedeli, gli occidentali, «gente che non conosce Dio, gente senza parole di valore», ai quali «bisognerebbe mettere la testa sul tagliere e via e colpire (mozzare la testa) e avanti un altro». Napulsi si mostra d'accordo con la tesi dell'amico tunisino. E aggiunge: «Tagliagli la testa e i genitali».

Nessun segno di radicalizzazione, invece, per gli altri quattro arrestati, sospettati però di aver fornito i documenti falsi ad Anis Amri, l'autore della strage di Berlino, ma soprattutto di far parte di un'associazione a delinquere finalizzata alla falsificazione di documenti e al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Un'organizzazione che pensava a tutto per gli immigrati in arrivo con i barconi a Lampedusa.

Gli indagati sapevano quando ci sarebbero stati gli sbarchi, spesso erano contattati direttamente dai clandestini prima della partenza, predisponevano per loro alloggi dove li accoglievano e li rifocillavano il tempo necessario alla contraffazione dei documenti, per i quali era predisposto un apposito tariffario, per poi organizzare i loro spostamenti per il resto d'Italia.

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