Politica

Ma che spreco i 224 milioni per il Quirinale

di Massimiliano Scafi

V a bene, chiamiamole pure british madness, follie tanto più stridenti ora che il Regno Unito sta per lasciare a caro prezzo l'Europa. Ma che dire allora delle nostre, di spese pazze? Il Quirinale, tanto per fare un paragone, quest'anno ci costerà la bellezza 224 milioni di euro, quattro volte Buckingham Palace. Il doppio della Casa Bianca, 140 milioni, e dell'Eliseo, 115. Certo, in confronto al Palazzo dei Papi sono tutte casette. La sede della presidenza americana è in fondo una villetta modesta in Pennsylvania Avenue e pure la nuova abitazione di Emmanuel Macron, volete mettere al confronto?

Poi, bisogna anche precisare che il Colle non è soltanto il luogo dove vive e lavora il capo dello Stato ma è anche un museo aperto al pubblico, e che museo. Che nella cifra globale sono compresi i costi di Villa Rosebery a Posillipo e della tenuta di Castelporziano. Che sul bilancio della presidenza della Repubblica gravano gli stipendi dei quasi duemila dipendenti, che da soli assorbono il 58 per cento dei costi.

Però le spese sono quelle, alte, e finora a poco sono servite le ultime campagne di tagli. Prima con Ciampi e Napolitano, adesso con più incisività con Sergio Mattarella, il Colle sta infatti cercando di stringere la cinghia bloccando le assunzioni, favorendo qualche esodo, riducendo la richiesta di personale «comandato» di altre amministrazioni, cancellando un po' di auto blu e limitando la concessione degli alloggi di servizio ai consiglieri, che sono passati da 40 a 14. Nel 2016 la dotazione è stata ridotta di cinque milioni. Mattarella si è fatto decurtare la sua pensione di professore universitario. Il segretario generale Ugo Zampetti ha rinunciato alla sua indennità, gli altri dello staff hanno un tetto. Al Quirinale, tabelle alla mano, sostengono che in dieci anni, considerando l'inflazione, il risparmio è stato del 13 per cento.

Lo sforzo è lodevole, ma è come svuotare il mare con un cucchiaino.

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