Politica

L'università di Milano è invasa dagli zingari

Sempre più spesso la Statale di Milano è presa di mira dai rom: chiedono le elemosina e se riescono rubano cellulari o portafogli. Il rettore aveva promesso tolleranza zero. Ma è tutto è fermo. Gli studenti sono intimoriti

L'università di Milano è invasa dagli zingari

MilanoGli zingari alla Statale. E non per seguire le lezioni. Ovvero, per seguirle a modo loro: chiedendo la carità e rubando. Non accade chissà dove, in qualche ateneo di un posto sperduto del mondo, ma all'università Statale di Milano, facoltà di lettere, via Festa del Perdono. Martedì mattina, aula 211, tra il primo e il secondo piano, lezione d'italiano tenuta dalla professoressa Annamaria Cabrini del corso di laurea in lettere antiche e moderne. Qualche minuto dopo le 12.30 si palesano all'interno della stanza ad anfiteatro, dove in quel momento ci sono un centinaio di ragazzi, tre giovani donne tra i 20 e i 25 anni. «Si aggiravano tra i banchi tra lo stupore generale, chiedendo la carità e guardandosi intorno - ci racconta uno studente -. La docente si è spazientita, ha interrotto la lezione e più volte ha chiesto gentilmente ma in maniera ferma alle tre donne di lasciare la stanza. Dopo diversi, interminabili minuti le tre ragazze se ne sono andate. Al termine della lezione, però, ho sentito del trambusto e notato qualcuno che correva. Alcuni miei compagni di corso mi hanno spiegato che a uno di loro era sparito il cellulare, che aveva rincorso le tre zingare e, alla fine, tra insistenze e minacce di denunce, loro malgrado glielo avevano restituito».

Due settimane fa era accaduto durante un'altra lezione di letteratura italiana contemporanea, stavolta tenuta dalla professoressa Giovanna Rosa davanti a circa 80 studenti, aula 109, piano terra di via Festa del Perdono. «Erano le stesse ragazze di qualche giorno fa, parlando con gli altri ragazzi ci siamo resi conto che sono sempre loro - ci spiega ancora lo studente -. Anche in quel caso la professoressa era stata costretta a interrompersi e poi le aveva invitate a lasciare la lezione. Loro, imperterrite, hanno continuato a chiedere la carità e l'insegnante ha dovuto insistere. Alla fine se ne sono andate e la prof ha dichiarato che avrebbe segnalato il fatto alle autorità».

Siamo andati a curiosare alla Statale, in via Festa del Perdono. Anche un gruppo di studenti della facoltà di giurisprudenza hanno raccontato episodi simili. «Nell'aula il prof costretto a interrompersi ci crea tensione, sono episodi che non dovrebbero più ripetersi, che ci lasciano allibiti: il fatto che oggi se ne vedano di tutti i colori non significa però che chiunque possa entrare e disturbare, soprattutto se con la lezione non c'entra nulla - spiegano i ragazzi -. E l'impressione è che l'ambiente della Statale, così grande, sia probabilmente impossibile da controllare. Un fatto che, rom a parte, ci spaventa».

Qualcuno ci parla della possibilità d'installare dei tornelli all'ingresso dell'ateneo. Il giorno dopo gli arresti per il pestaggio in Statale nella notte di San Valentino, l'anno scorso, il rettore Gianluca Vago lanciava la linea dura sulla sicurezza alla Statale. E dalle pagine del Corriere tuonava di tornelli agli ingressi, maggiori controlli, più telecamere e più vigilantes. Tolleranza zero, insomma.

Lo abbiamo cercato per chiedergli che cosa ne pensava di questi recenti episodi, ma ha preferito non risponderci.

Commenti