Politica

La Chiesa cattolica si è seduta di nuovo al tavolo della politica

Dal "partito dei cattolici" agli appelli continuativi in favore dell'accoglienza, il ritorno di un grande protagonista della dialettica nostrana. La "parte" scelta, però, non soddisfa tutti

La Chiesa cattolica si è seduta di nuovo al tavolo della politica

In questo momento la Chiesa cattolica può dirsi protagonista della politica nostrana. Un ritorno sulla scena che è stato notato dai più, ma che è apparso, sin dall'inizio, come inaspettato.

Il Papa e i vescovi italiani si muovono all'unisono: sono almeno due anni che gli appelli quotidiani in favore dell'accoglienza dei migranti riempiono le pagine dei giornali. Certo, è una questione di coscienza, di sensibilità , ma non c'è alcun referendum centrato sulla bioetica in programma. Ai tempi di Benedetto XVI, l'Ecclesia si era distinta per intervenire a gamba tesa su questioni inerenti il diritto naturale. I lettori ricorderanno la consultazione sulla fecondazione assistita o il caso di Eluana Englaro. All'epoca, l'istituzione ecclesiastica e la "base di fedeli" costituivano un districato apparato movimentista. Poi c'è stata una sparizione, che i critici hanno attribuito all'appiattimento sul Partito Democratico e sui suoi candidati. Con la parabola di Matteo Renzi e della sua classe dirigente a incidere sulle sorti dell'insieme. Altri, quelli che chiamano 'tradizionalisti' o 'conservatori', hanno preferito rifugiarsi nel centrodestra. Alcuni si sono presentati agli elettori nella Lega di Matteo Salvini. Ma di partito dei cattolici non si sentiva parlare da un po'. Specie in contrapposizione a un'area politica che ai cattolici, a voler essere onesti, ha cercato di garantire cittadinanza.

E poi ci sono le sfumature: non abbiamo ancora parlato di tutte le differenziazioni in seno alla militanza politica cattolica. Il fatto - segnalano su Il Messaggero - è che Bergoglio è convinto che la Santa Sede sarà sottoposta a un giudizio postdatato: quello emesso sulle modalità attraverso cui la Chiesa cattolica ha affrontato un fenomeno destinato a divenire pane quotidiano sulla tavolata delle sorti dell'umanità, quello della gestione dei fenomeni migratori. Gli appelli non si contano più. La giornata di ieri rappresenta un campione sufficiente. Papa Francesco, nel tradizionale discorso al Corpo Diplomatico accreditato in Vaticano, ha avvertito dei rischi comportati dalla crisi del multilateralismo, ma ha pure evidenziato una serie di concause. Tra queste, c'era da aspettarselo, ha elencato la ricomparsa di "istanze nazionalistiche", che nella pastorale misericordiosa del Santo Padre fanno rima con il gran ritorno dell'egoismo sul palcoscenico delle relazioni internazionali. "Soccorere - ha dichiarato a stretto giro l'arcivescovo Bruno Forte - è un dovere". E Salvini - ha fatto intendere al Corriere - non è nella posizione di dare lezioni. Potremmo continuare su questa scia.

L'anno è stato inaugurato con lo stesso cerimoniale con cui è stato chiuso quello precedente: con i richiami diretti alla "buona politica", contro il proliferare delle formazioni populiste e delle conseguenze nefaste che questa ascesa porterebbe con sè. Ieri il pontefice argentino è tornato a citare il Global compact come esempio di corretta azione amministrativa. Ecco, i tempi sono cambiati. La bioetica costituisce sì una priorità per la Chiesa guidata dall'ex arcivescovo di Buenos Aires, ma non sembra troppo prioritaria rispetto all'attualità, anzi. Si dice che in Vaticano esistano due stanze: quella "del potere", intesa come quella in cui l'azione della Santa Sede si declina addosso alle "cose" del mondo, e quella "dei libri". Il Papa e la sua Chiesa sembrano voler abitare soprattutto la prima.

C'è il gran ritorno nell'arena politica.

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