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La Chiesa vuole restare neutrale. Ma schiera le «armate» elettorali

Il Papa ha chiesto alle gerarchie vaticane di restare super partes. Eppure per il dopo Marino si cerca un nome che possa intervenire sui temi caldi: disagio, accoglienza e integrazione

La Chiesa vuole restare neutrale. Ma schiera le «armate» elettorali

Non cedere alla tentazione di scendere in campo schierandosi pubblicamente al fianco di un candidato. Papa Francesco chiede neutralità ai vertici delle gerarchie vaticane nella battaglia per scalare il Campidoglio. Questo non significa che tutti nella Chiesa sapranno resistere alla tentazione di scoprirsi, più o meno intenzionalmente. E soprattutto non significa che non ci sia un candidato ideale per le «armate» elettorali del Vaticano. Un profilo che possa rispondere a quelle esigenze profonde che sono state espresse con estrema chiarezza nella Lettera alla città annunciata due giorni fa dal cardinale vicario Agostino Vallini. Insomma, per entrare dal Campidoglio si passa dalla Porta Santa. La necessità di una rinascita di Roma che deve saper cogliere l'occasione del Giubileo parte proprio dall'amara considerazione che l' Osservatore Romano ha pubblicato in prima pagina prima delle definitive dimissioni di Marino. «Ora la Capitale, a meno di due mesi dall'inizio dell'evento, ha la certezza solo delle proprie macerie». Eppure è proprio da queste macerie che deve emergere un nome, un protagonista che il Vaticano vorrebbe fosse in grado di recuperare la disgregazione del tessuto sociale delle periferie, dove le nuove povertà si scontrano con quelle più radicate e le parrocchie fanno sempre più fatica a parlare di solidarietà e di accoglienza. Per fronteggiare le nuove sfide Vallini ha sottolineato la necessità della formazione di «una nuova classe dirigente nella politica».

Certo il ruolo chiave giocato dal Vaticano nella rovinosa discesa di Ignazio Marino e la consapevolezza che a dare il colpo di grazia alla credibilità del sindaco marziano è stato proprio il Santo Padre che ha dovuto smentire urbi et orbi l'invito al sindaco a Philadelphia sono stati archiviati e ora l'obbiettivo è quello di apparire al di sopra delle parti rispetto a candidati e partiti che se è già chiaro che al momento è il potenziale candidato grillino a preoccupare le gerarchie ecclesiastiche. Dopo l'esperienza di Marino cattolico dichiarato che poi ha celebrato i matrimoni gay in Campidoglio a Papa Francesco non interessa che il prossimo sindaco si professi cattolico e neppure che appartenga ad uno schieramento di destra o di sinistra ma che sappia intervenire sui fronti caldi della città: il disagio, l'accoglienza, l'integrazione. Certo nei piani alti del Vaticano qualcuno si sta già muovendo. Nei giorni scorsi la visita di Alfredo Antoniozzi, parlamentare europeo Ncd, a monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio perla promozione della nuova evangelizzazione e soprattutto alla guida dell'organizzazione del Giubileo, ha subito promosso a «candidato del Vaticano» il politico vicino ad Alfano e figlio di un ex ministro democristiano. Ma sarà la politica a scegliere i candidati e certo nelle stanze della Curia l'auspicio è che non sia dia seguito a provocazioni come quella lanciata ieri dall'ex assessore ai Trasporti, Stefano Esposito, che non esclude la candidatura di un sindaco Lgbt, gay o trans, per la Capitale. In realtà Renzi al momento starebbe valutando la candidatura di Paolo Gentiloni. L'attuale ministro degli Esteri (che tra l'altro vanta una parentela con Vincenzo Ottorino Gentiloni, presidente dell'Unione elettorale cattolica italiana che siglò con i liberali di Giovanni Giolitti il «Patto Gentiloni» consacrando l'ingresso dei cattolici in politica) non sarebbe sgradito alle gerarchie vaticane. Un altro nome che riscuote stima in Vaticano è quello di Franco Gabrielli, l'ex responsabile della Protezione Civile ora prefetto di Roma. Nel Pd vedono come candidato ideale, Roberto Giachetti, che per il suo trascorso radicale potrebbe suscitare qualche preoccupazione. Potenziale candidato di centrodestra e centrosinistra Alfio Marchini che si è dichiarato cattolico praticante ed è stato subito uno dei più entusiasti sostenitori del Papa argentino.

Ha però criticato la scelta di un Giubileo straordinario, ritenendo che Roma non fosse pronta, chiedendo pure al Papa «di avvisare prima la prossima volta».

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