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Il comitato del No unisce il centrodestra. Sabato già in piazza

Fi, Lega e Fdi organizzano una contromanifestazione a Bergamo, dove Renzi inaugura la campagna per il Sì

Il comitato del No unisce il centrodestra. Sabato già in piazza

Se Matteo Renzi ricerca l'unità del Pd, il centrodestra lavora a quella della coalizione per rispondere colpo su colpo alla grande offensiva del premier sul referendum costituzionale. Dalle parole ai fatti. Ieri è andato in scena a Montecitorio un incontro operativo tra i capigruppo di Forza Italia e Lega, Renato Brunetta e Gianmarco Centinaio, insieme al responsabile organizzativo azzurro Gregorio Fontana, Achille Totaro per Fratelli d'Italia e il presidente emerito della Corte costituzionale Annibale Marini. Una riunione utile a scaldare il motore in vista delle decisioni che verranno prese la prossima settimana con il lancio dei comitati provinciali unitari. Nei prossimi giorni dovranno anche essere nominati tre coordinatori, uno per partito, che diventeranno il nucleo organizzativo di questa battaglia comune.

Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia probabilmente non saranno i soli partiti a unirsi al comitato del centrodestra per il «no» al referendum. Le porte sono aperte e presto dovrebbe essere chiuso l'accordo per una cooperazione con il gruppo dei fittiani, ovvero i Conservatori e Riformisti. Inoltre si lavora sotto traccia a una contromanifestazione a Bergamo, sabato, nel giorno del lancio dei comitati renziani, in modo da non lasciare completamente la scena al premier.

La strategia operativa è ancora in via di definizione. C'è chi vorrebbe un referente nazionale fuori dagli schemi politici e invita a usare questa mobilitazione per aprire il partito all'esterno. Bisognerà lavorare anche sul messaggio per far capire che il «no» è vera innovazione perché ferma riforme pasticciate che provocherebbero danni simili - ma molto superiori - a quelli della famosa riforma del Titolo V fatta dal centrosinistra nel 2001. Per il momento Brunetta lancia al premier un monito di galateo politico: «Renzi non usi eventi istituzionali per la sua propaganda».

Il presidente del Consiglio, però, è deciso a mettere sul tavolo tutte le sue armi per reclutare esponenti della società civile, della cultura, dello spettacolo e dello sport sotto la regia di Maria Elena Boschi. Nella squadra del «sì» ci saranno alcuni renziani doc che dovranno coadiuvare il ministro per i Rapporti con il Parlamento come Parrini, Marcucci, Bonaccini, Donati, Di Maio, Del Barba, Calvano, il sindaco di Imola Manca, quello di Reggio Calabria, Falcomatà, il siciliano Faraone. Sabato a Bergamo Renzi illustrerà il suo piano.

Il premier, però, ha un problema di immagine e consenso sempre più forte. L'ultimo sondaggio Tecnè per TgCom24 mostra come nell'arco di un anno si sia spostata la fiducia degli italiani negli esponenti politici. E non arrivano buone notizie per il premier. Renzi sta, infatti, perdendo sensibilmente consensi dato che, su una scala in cui 100 è il massimo della fiducia, ottiene un voto di 33, in calo di 6 punti rispetto all'anno scorso. Migliora molto la posizione di Giovanni Toti: il presidente della Liguria ottiene un 34 (3 punti in più rispetto al 2015). Al primo posto si classifica Giorgia Meloni al 35, stabile rispetto a 12 mesi fa. Sale anche Luigi Di Maio dal 27% dell'aprile 2015 al 33 di oggi. Nelle intenzioni di voto recuperano terreno il M5S al 27,8% dei consensi (un anno fa il valore era del 22,9%) e Forza Italia al 13,3% (12,4% l'anno scorso). Il Pd infine, scende dal 33,2% al 30,1% odierno.

Un combinato disposto, tra gradimento personale e del suo partito, che sicuramente non può far stare sereno Matteo Renzi.

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