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"Concorso e abuso d'ufficio? Reati inutili: giusto cambiare"

Il magistrato: "L'Anm fa politica, ma non è il suo ruolo La riforma Nordio non basta: è una toppa come le altre"

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Il caso Delmastro è frutto di una «ambiguità» del nostro sistema processuale, mentre l'Anm ha assunto un «ruolo politico» che non dovrebbe avere, riflette il sostituto procuratore generale a Milano Cuno Tarfusser, già giudice della Corte penale internazionale dell'Aja. Ma per una riforma della giustizia efficace, sostiene, c'è ancora molta strada da fare.

Siamo a un nuovo capitolo dello scontro tra politica e magistratura che dura da 30 anni?

«Più che scontro lo chiamerei controversia, un fenomeno direi quasi fisiologico in un sistema caratterizzato dalla separazione dei poteri. Si accende quando uno dei poteri avverte, a torto o a ragione, il rischio che l'altro non rispetta il confine che separa i poteri, confini che non sono netti».

L'Anm ha replicato duramente alle accuse di Palazzo Chigi su certa magistratura che farebbe opposizione politica. L'Anm, come sostiene qualcuno, dovrebbe evitare di salire sul ring?

«Sono della stessa idea del ministro Nordio. L'interlocutore istituzionale, se vogliamo politico, del governo è il Csm. Non è certo l'Anm, un'associazione sindacale che rappresenta i magistrati nelle loro rivendicazioni lavorative, ma che si è assunta un ruolo politico che non le appartiene. Il problema è di chi l'Anm l'ha fatta salire sul ring e le dà voce e uno standing politico che non ha e che non dovrebbe avere».

I casi Delmastro e Santanché hanno generato un senso di accerchiamento giudiziario nel governo. Da magistrato vede anomalie nei due casi?

«Non li conosco. Penso però che il caso Delmastro sia frutto dell'ambiguità del nostro sistema processuale. Il giudice impone al pm di formulare un'accusa in cui non crede e che dunque potrà formulare in modo tale da portare all'assoluzione. Sul caso Santanché posso solo dire che ogni altro Paese europeo un ministro, in una situazione anche molto meno esposta, si sarebbe dimesso da tempo a prescindere dalla fondatezza o meno delle accuse».

Esistono o sono esistiti tentativi di interferenza della magistratura sul potere politico?

«Tentativi di influenza della magistratura come categoria sul potere politico non credo vi siano stati perché presupporrebbero una certa monoliticità della magistratura. Se però si riferisce a singoli magistrati o a settori della magistratura, non ho dubbi che tentativi di interferenze sono esistiti ed esistono».

La riforma Nordio abolisce l'abuso d'ufficio. Era una richiesta di tanti sindaci, spesso finiti in inchieste o processi sfociati nel nulla.

«Sull'abuso d'ufficio penso che, così come è formulato sia del tutto inutile perché la prova è impossibile e la norma viene utilizzata come mezzo esplorativo. Però più che abolirlo credo sia necessario pensare ad una più precisa tipizzazione della condotta abusiva che certamente esiste».

Un intervento sul concorso esterno mafioso indebolirebbe la lotta alla mafia come sostiene qualcuno contro Nordio?

«Questo gridare allo scandalo mi sembra quantomeno intempestivo. Non è un reato codificato, è costruito dalla giurisprudenza e in quanto tale è certamente problematico. Se pensiamo di codificarlo, di tipizzarlo, non ci vedo alcuno scandalo».

Con la stretta alla pubblicazione delle intercettazioni, la riforma va nella direzione giusta?

«La stretta la vedo solo nelle intenzioni, perché era e rimane facilmente aggirabile, anche solo riproducendo il testo dell'intercettazione nell'atto giudiziario che diventa pubblico. E poi, dato che delle intercettazioni dispongono un rilevante numero di persone (pm, polizia giudiziaria ecc, ndr) la loro diffusione è comunque incontrollabile. L'unico modo è vietarne e sanzionarne la pubblicazione prima di un determinato momento processuale».

Questa riforma può essere un primo passo per rendere più efficiente la giustizia italiana?

«Assolutamente no. Nessuna di quelle accozzaglie di norme che si sono succedute negli ultimi decenni e che hanno chiamato riforma della giustizia, merita questo nome. Sono tutte toppe ad un sistema giudiziario obsoleto che andrebbe rivisto e ripensato nella sua interezza ed in modo organico. Purtroppo ho però la netta impressione che nessuno voglia davvero una riforma della giustizia degna di questo nome.

Nessuno, non importa il colore politico».

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