Politica

Conte, un premier isolato sull'orlo di una crisi di nervi

Non tollera più l'attivismo del leghista in politica estera e cerca di rafforzare l'asse col Colle per ridimensionarlo

Conte, un premier isolato sull'orlo di una crisi di nervi

Il premier Giuseppe Conte non regge più il ruolo di terzo incomodo tra i due leader Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Il capo del governo soffre la marginalità di palazzo Chigi nel dettare l'agenda di politica estera. Dove il ministro dell'Interno, più che Di Maio, conquista la scena indicando la rotta all'Italia. Il presidente del Consiglio non tollera l'iperattivismo di Salvini; si sfoga con il sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ma ottiene un magro bottino: l'istituzione, a partire dalla prossima settimana, della cabina di regia tra Conte, Giorgetti, Di Maio e Salvini con lo scopo di creare un maggior coordinamento tra i ministri sulla linea dell'esecutivo.

È la mossa disperata di un premier debole e costantemente scavalcato dal titolare del Viminale in politica estera. Il professor Conte, abituato ad essere ascoltato dai suoi studenti, due giorni fa, per conoscere la posizione del governo sul rapporto con i Paesi del Visegrad, è stato costretto a seguire come un alunno al primo giorno di scuola la conferenza stampa congiunta di Salvini e del premier ungherese Viktor Orban. Eppure nella stessa giornata, il presidente del Consiglio ha provato a frenare, senza successo, l'invasione di campo del ministro del ministro dell'Interno, incontrando a Roma il premier ceco Andrej Babis. Una mossa suggerita dagli spin doctor grillini per dare un'immagine di autonomia a Palazzo Chigi. Il risultato è stato deludente: il vertice con Babis è stato oscurato dall'incontro tra Salvini e Orban. Persino Il Fatto e Marco Travaglio l'hanno mollato. «Tempo scaduto?», il titolo del fondo di ieri, fortemente critico.

Conte ostenta tranquillità e compattezza nell'esecutivo e smentisce le ricostruzioni giornalistiche che lo dipingono particolarmente irritato con i suoi vice; ma nel chiuso delle stanze di Palazzo Chigi alza la voce, minacciando, senza alcun effetto, la rottura: il leader del Carroccio continua a dettare l'agenda in campo internazionale, gestendo i dossier più delicati. Ma anche il capo politico del M5s non fornisce alcun aiuto a Conte: Di Maio vola in Egitto per incontrare il presidente al-Sisi, promettendo verità sulla morte di Giulio Regeni. In realtà, quello del ministro dello Sviluppo economico si rivela un autogol che fa arrabbiare la famiglia del ricercatore italiano ucciso in Egitto nel febbraio del 2016. C'è anche da ricordare che nelle poche occasioni in cui Conte ha rappresentato l'Italia ai tavoli europei ha dimostrato poca forza. Al vertice Ue del 28 e 29 giugno scorso, il premier annunciò: «L'Italia non è più sola nella gestione dei migranti». Il caso della nave Diciotti ha dimostrato il contrario. Fornendo a Salvini l'assist per farsi carico anche della politica estera e spingendo nell'angolo il capo dell'esecutivo. In Europa è Salvini a dettare la linea del governo: l'incontro con Orban spinge l'Italia verso i Paesi del Visegrad. Senza che Conte possa battere ciglio. La reazione del presidente francese Emmanuel Macron contro Salvini e Orban «se hanno voluto vedere nella mia persona il loro principale avversario, hanno ragione» - legittima il ruolo del leader della Lega, di avversario e di interlocutore per il nostro Paese. Dal proprio canto, il premier italiano è tentato dall'idea di rafforzare l'asse con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con il ministro degli Esteri Enzo Moavero per contenere Salvini. Ma il leader della Lega non teme né Conte né la Farnesina e guarda già oltre l'Europa, programmando viaggi in Sudafrica, Cina, Israele e Russia.

Il professor Conte è al bivio: battere i pugni sul tavolo, richiamando i due leader a occuparsi soltanto degli affari di competenza dei rispettivi ministeri, rischiando lo strappo, oppure conservare la poltrona a Palazzo Chigi.

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