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Conte si ritrova spalle al muro E scoppia pure il caso Trump

Il premier finge che ci sia tempo: «Non ho firmato nulla» Botta e risposta con Donald su 5G e rapporti con la Cina

Conte si ritrova spalle al muro E  scoppia pure il caso Trump

E adesso Giuseppe Conte si attacca alle «technicalities», che non è parolaccia e nemmeno un'espressione gergale da euroburocrati, ma è quanto, secondo Mario Centeno, manca alla firma del nuovo Mes. Dettagli, minuzie, particolari che gli esperti dovranno sistemare prima di arrivare, tra gennaio e febbraio, alla ratifica dell'accordo. Sfumature tecniche alle quali il premier deve aggrapparsi per guadagnare tempo ed evitare la scelta: rompere la maggioranza dando il via libera al salva-Stati o rompere con l'Europa esercitando il diritto di veto? Il presidente del Consiglio cerca ancora di battere la terza via. «Io non ho firmato nulla. Ci stiamo muovendo in una logica di pacchetto che comprenda l'unione bancaria e monetaria ed è giusto che l'Italia si esprima soltanto quando disporrà di una valutazione complessiva su dove si sta andando». Il tempo però ormai è scaduto e l'Eurogruppo non vede «ragione per cambiare testo». Partita persa?

Non è una giornata facile per Conte sul piano della politica estera. Da Bruxelles lo schiaffo di Centeno sul Meccanismo di stabilità gela le speranze di uscire dalla trappola in cui si è messo, intanto a Londra, dove è impegnato per il vertice della Nato, entra in rotta di collisione addirittura con «The Donald»: Trump, un po' stizzito, dice di aver «parlato con l'Italia che non vuole più andare avanti con il 5G cinese», il premier invece assicura che «proseguiremo con il programma». Poi si vedono in un bilaterale e si chiariscono. «Ho spiegato dice Conte - che l'Italia non può sfilarsi dalla tecnologia ma che ha una delle legislazioni più avanzate, che sarà un modello per gli altri. Quel sistema di controlli ci garantirà la protezione degli asset strategici e da qualsiasi pericolo». Il presidente americano «apprezza la nuova normativa italiana sul piano della cybersecurity», però mantiene i suoi dubbi sull'operazione. Comunque riconosce «il ruolo di Roma nel Mediterraneo». Proprio lunedì Francia, Germania, Gran Bretagna ci avevano lasciato fuori da un gruppo di lavoro sulla Libia.

Quegli alleati sui quali il premier punta per riaprire in extremis il negoziato sul Mes. La situazione è difficile, perché i partner non sono disposti a fare ripartire da capo la trattativa. Un po' di ottimismo arriva però con le parole di Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea: «Dobbiamo lavorare tutti in uno spirito di compromesso per trovare soluzioni. Penso che sia esattamente con questo lo spirito giusto». Tempi supplementari per l'Italia? Conte vuole crederci: «Non ci faremo fregare e non escludo un rinvio. E non vedo rischi di fratture con la Ue». Però «ci stiamo muovendo in una logica complessiva, di pacchetto», che significa che «il progetto comprende la definizione degli altri dossier economici in discussione, come l'assicurazione europea sui depositi e il bilancio dell'Eurozona». Ma, assicura, «questo non è un ricatto».

Conclusione. «Io ancora non ho firmato nulla, tantomeno una cambiale in bianco», come teme Di Maio. Però basta liti e basta «con la fanfare propagandistica che fa solo salire lo spread».

Faremo la solita figuraccia? «Nemmeno per sogno, ci sono 19 Paesi che stanno scrivendo una riforma, c'è una sintesi nazionale da fare e poi una europea».

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