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Conte vede Macron E Di Maio scarica la manovra sulla Lega

Il leader 5S: «Hanno vinto, ci pensino loro» Salvini: «Meno tasse». Sul Colle allarme rosso

Conte vede Macron E Di Maio scarica la manovra sulla Lega

Voleva essere l'avvocato del popolo, forse presto tornerà a fare l'avvocato civilista. «Sono stato sospeso, congelato dall'associazione, spero di essere riammesso quanto prima», scherza Giuseppe Conte, ma la sua non è solo una battuta. Il governo infatti è in bilico, stretto tra la necessità di spendere per tenere fede alle promesse elettorali e quella di trovare risorse per evitare la stangata europea. La Commissione ci ha dato i sette giorni: se entro una settimana Bruxelles non riceverà dall'Italia nuovi numeri e nuovi impegni, il negoziato per disinnescare la procedura d'infrazione sul debito eccessivo non potrà nemmeno partire. Dal Quirinale Sergio Mattarella osserva «con preoccupazione» e chiede di tenere d'occhio i conti pubblici. «La manovra? - dice Luigi Di Maio - Spetta alla Lega, hanno vinto loro». Matteo Salvini non abbocca. «Con me solo una Finanziaria che riduca le tasse».

E Conte è costretto a fare il vago. «La lettera alla Ue? Non l'ho ancora preparata», racconta il premier all'Università Roma Tre, prima di partire per Malta per un vertice della sponda sud della Unione, dove ha già incontrato il presidente francese Emmanuel Macron per una ventina di minuti proprio sulla procedura d'infrazione, sulle nomine Ue e sulla immigrazione. E il problema è proprio quello, che cosa scrivere ai nostri partner. Andare allo scontro, come chiede la Lega, o trattare, come consigliano Mattarella e Tria? Di Maio prova a scaricare sul Carroccio il peso della scelta. «Se si guarda al responso delle Europee, è chiaro che la prossima manovra toccherà alla Lega. È una loro responsabilità innanzitutto, oltre che del governo. Hanno vinto le elezioni quindi è giusto che chi vince si prenda qualche onere». Quanto ai grillini, giura il vicepremier, saranno leali. «Da parte nostra il massimo sostegno. Tagliare le tasse è un dovere morale, non soltanto politico». E aggiunge all'Huffington Post: «Se la Lega vuole il rimpasto ce lo chieda». Una conversione molto tattica. M5S non vuole lo scontro con l'Europa però neanche far cadere l'esecutivo del cambiamento: se si torna al voto, la pattuglia parlamentare dei Cinque Stelle potrebbe essere dimezzata. E infatti, dopo le dure polemiche in campagna elettorale, i grillini hanno imboccato un percorso più dialogante. Sì ai porti chiusi, sì al decreto sicurezza, sì a tutto quello che chiede Matteo Salvini. Ma il ministro dell'Interno in questo periodo non è in vena di tenerezze, anzi continua a martellare gli alleati. Come quando se la prende con Sergio Costa, ministro dell'Ambiente, per la gestione della ricostruzione del ponte di Genova: «Se qualcuno pensa di rallentare l'opera ha sbagliato di grosso». O quando attacca frontalmente l'altro vicepremier: «Il governo va avanti, ci sono tanti impegni da mantenere e situazioni occupazionali da affrontare. Mi riferisco all'Ilva e all'Alitalia, ci sono 25mila persone da salvare, basta con le lungaggini».

Si naviga dunque a vista, gli uni, i 5S, cercando di guadagnare tempo per chiudere la finestra elettorale, gli altri, i leghisti, tentando di imporre l'agenda su tutti i temi sul tappeto. Nel frattempo la realtà bussa alla porta del governo: il calo dell'uno per cento della produzione industriale, la discesa degli ordinativi, il crollo del settore auto, i cortei dei metalmeccanici, il caso Whirlpool. Brutte notizie per un Paese che rischia di subire una procedura d'infrazione, che potrebbe preludere a un'impennata dello spread e a un bagno di sangue sui mercati finanziari.

Al Colle sono passati dall'allarme all'angoscia.

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