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Il terzo mandato spacca il M5s: rissa contiani-dimaiani

Grillo e Conte non hanno intenzione di derogare ad una "regola fondativa". La corrente di Di Maio è sul piede di guerra. Iovino: "Penso a ciò che ha fatto Luigi per il Paese"

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"Zitti e buoni". L'ex sottosegretario Riccardo Fraccaro, vicino al ministro degli Esteri, non si spinge oltre ma la spaccatura tra contiani e dimaiani è evidente. L'imposizione dall'alto del silenzio ne è la prova. L'oggetto del contendere, oltre al da farsi con la sospensiva del Tribunale di Napoli, è la deroga al limite dei due mandati: quella che consentirebbe a Luigi Di Maio ed a molti altri di provare a rientrare in Parlamento.

Beppe Grillo ha chiesto di tacere ed anche la corrente del politico di Pomigliano d'Arco prova a dribblare i microfoni. Il garante ha preso posizione sottolineando l'impossibilità di derogare ad una norma "fondativa". Il comico, semmai, ha aperto alla rotazione, con la possibilità di candidarsi al Parlamento europeo o in Regione. Oppure almeno un giro fermi: come accade per i sindaci dei comuni.

L'onorevole Sergio Battelli, dimaiano di ferro, dice al Giornale.it di non sapere se Giuseppe Conte modificherà - come si vocifera - l'impostazione del fondatore, consentendo ad alcuni di giocarsela di nuovo: "Nessuno sta confermando nulla in via ufficiale", ammette forse sconsolato. Poi Battelli prosegue: "Conte dovrà di sicuro affrontare il punto, perché sia quelli al primo mandato sia quelli al secondo vorranno saperlo". Sì, perché l'ex premier rischia di dover fare i conti con una settantina di parlamentari, Di Maio in testa, in predicato di saluti definitivi al Parlamento e magari al MoVimento 5 Stelle. Con l'ex capo grillino fuori potrebbe scattare una resa dei conti consequenziale: la scissione è sempre ventilata.

Gli uomini vicini al ministro degli Esteri cercano per ora di tutelare il capo corrente premendo sull'ex "avvocato del popolo": "Questo sarà un punto caldo per Conte", annota Battelli. Novembre viene definito il mese in cui, con buone probabilità, si deciderà. Poi c'è la via democristiana, come quella dell'on. Luca Carabetta che afferma di essere "contrario alla revisione della regola" ma poi aggiunge che "se c'è una linea di compromesso sulla rotazione in diverse istituzioni possiamo discuterne".

I contiani, anche quelli tiepidi, non hanno dubbi. Il deputato Luca Frusone sta per terminare i mandati ma non sente ragioni: "Io sono per non modificare il limite. E secondo me, se Grillo ha parlato, resterà". Tradotto: nessun salvacondotto per il ministro degli Esteri. Il senatore Ettore Lichieri, contiano doc, ricorda al Giornale.it che "la regola è nata per contrastare la sclerotizzazione della classe politica italiana".

Sarà ma buttare fuori dal Parlamento Di Maio, senza neppure cercare un cavillo che possa evitare uno strappo definitivo, è una scelta rischiosa per Conte. L'on. Luigi Iovino invita alla riflessione: "Al di là della regola dei due mandati, penso che alcuni profili debbano essere valorizzati, facendo tesoro dell'esperienza che hanno avuto. Penso a ciò che ha fatto Luigi per il Paese e a ciò che può continuare a fare per l'Italia".

Beppe Grillo e Giuseppe Conte, però, non sembrano dello stesso avviso.

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