Politica

Il diktat di Grillo che agita i 5s: "La regola dei due mandati resta"

Beppe Grillo chiude le porte alla ipotesi del terzo mandato. In questo modo, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Paola Taverna, Vito Crimi ed altri non sarebbero candidabili alle prossime elezioni politiche

Grillo: "I due mandati restano. Deroga solo se candidatura in Ue"

Ascolta ora: "Grillo: "I due mandati restano. Deroga solo se candidatura in Ue""

Grillo: "I due mandati restano. Deroga solo se candidatura in Ue"

00:00 / 00:00
100 %

Beppe Grillo non transige sulla regola dei due mandati che ha contraddistinto la vita del MoVimento 5 Stelle e spegne le speranze di chi ha confidato che pure quell'usanza venisse meno.

I grillini destinati a non poter essere ricandidati in Parlamento non sono pochi. Come ha scritto Francesco Curridori in questo articolo, sono 66 i parlamentari che non saranno rieleggibili per una norma interna all'emisfero grillino. Tra questi anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il presidente della Camera Roberto Fico, l'ex portavoce Vito Crimi e la vice-presidente del Senato Paola Taverna. E la "scure" di Grillo, per così dire, interessa soprattutto questi esponenti.

Stando a quanto ripercorso dall'Adnkronos, la presenza del fondatore del MoVimento 5 Stelle a Roma, oltre a valutare la strategia da adottare nei confronti della sospensiva delle delibere disposta dal Tribunale di Napoli - quella che ha azzerato di fatto i vertici pentastellati, ex premier giallorosso e gialloverde compreso - sarebbe servita pure a chiarire il perimetro della regola dei due mandati. E Grillo avrebbe aperto a deroghe solo per le candidature in Parlamento europeo o nei Consigli regionali.

"In Europarlamento o in Regione guadagnate anche di più, quindi non rompete le p...e...", avrebbe ironizzato il comico che ha messo a sistema l'anti-politica. Grillo, in questo modo, vorrebbe anche scongiurare la proliferazione di quelle che avrebbe definito "nicchie" e "correnti". Del resto, proprio il tema del correntismo ha accompagnato in queste settimane la polemica tra il capo grillino Giuseppe Conte e l'ex vertice Luigi Di Maio, che è stato politicamente "imputato" di aver trattato sul Quirinale in maniera autonoma o quasi, facendo saltare l'accordo che era stato trovato sul nome del capo del Dis Elisabetta Belloni.

Grillo avrebbe parlato di una "regola identitaria" che non può seguire deroghe, aprendo però a quella che in gergo si chiama "rotazione". Un po' come avviene nelle amministrazioni comunali per i sindaci, dunque, dove dopo due mandati bisogna stare almeno un "giro" fuori. Nel momento in cui questa impostazione dovesse essere confermata in via definitiva, alcune logiche grilline potrebbero cambiare di netto.

Del resto, il principale competitor di Giuseppe Conte ed altri esponenti di spicco della storia grillina resterebbero senza scranno, con ogni certezza, dalla fine di questa legislatura.

Commenti