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Centrodestra unito per il No: "Renzi scardina la democrazia"

Gelmini e Maroni a Controcorrente lanciano la battaglia per il No: "Fermare la riforma: porta alla dittatura della minoranza"

Centrodestra unito per il No: "Renzi scardina la democrazia"

È iniziata al Four Seasons di Milano la tre giorni di dibattiti "Controcorrente", l'appuntamento tradizionale del Giornale con i suoi lettori. Un momento, questo, che cade a fagiolo, come si suol dire, un periodo decisivo per il riequilibrio della politica italiana, per il Paese e per il futuro di questo governo.

L'agenda è particolarmente intensa e ad iniziare la tre giorni del Giornale è la mamma di tutti i problemi dei prossimi mesi: il referendum costituzionale. Mancano 80 giorni al voto. E il No al quesito strampalato formulato da Renzi per riformare il Titolo V della Carta rappresenta un po' l'ultimo treno che passa sul quale il centrodestra può ancora salire per riprendere le redini di questo Paese. Ma cosa esattamente il centrodestra vorrebbe mettere in campo per raggiungere l'obiettivo?

Da dopo le elezioni amministrative, veniamo da una stagione un po' confusa e convulsa e nei prossimi mesi sono in gioco novità ben superiori da quelle proposte dalla riforma costituzionale voluta da Renzi.

A dare il via ai lavori il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, che ha intervistato Mariastella Gelmini, coordinatore Forza Italia Lombardia e vice presidente dei deputati, e il governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni.

Per la Gelmini "il governo nazionale è paralizzato con un premier che sta perennemente in tv. A parte il def che non fa altro che distribuire mance, il premier vorrebbe convincere gli italiani che il loro destino è appeso al referendum mentre la verità è che ad essere in gioco è lui". L'ex ministro dell'Istruzione attacca il premier frontalmente e rivendica a gran forza il No a questo referendum e il No a questo governo.

"Cambiare in peggio è meglio che lasciare le cose come stanno? La carta costituzionale non va cambiata per forza nello stesso modo che si cambia una lavatrice. Quello che osservo è una propaganda molto spregiudicata che parte proprio dal quesito. Non si è mai visto un quesito piegato alle ragioni del Si che contiene già nella domanda tante bugie".

Per Maroni, invece, siamo di fronte a una "lesione vera della democrazia e ad un annientamento del sistema delle autonomie". Il governatore ha una convinzione: "Se vince il No il presidente del consiglio va a casa. Dobbiamo tornare alla democrazia e avere finalmente un presidente del consiglio eletto dai cittadini". Perché come diceva Churchill, "la democrazia sarà anche il sistema più imperfetto, eslcusi tutti gli altri però".

Entrando nel merito della riforma secondo la Gelmini "il Senato rimane composto da sindaci che nei ritagli di tempo andranno a Roma". Un disastro, insomma. In effetti, la semplificazione del processo legislativo è solo nei sogni di Renzi, perché aumenterebbero i contenziosi e Renzi è stato sbugiardato dall'ufficio parlamentare. Ha raccontato che si risparmieranno 400 milioni di euro ma in verità saranno meno di 50 di fronte a un costo del referendum di 300 milioni.

"Renzi aveva a disposizione 40 miliardi che invece ha speso in mancette – continua Gelmini - I numeri inchiodano Renzi alle sue responsabilità".

Insomma, se vince il No non viene giù tutto come vuol far credere il premier. "Mai visto un premier così presente a Milano dove riscontra anche una certa solidarietà da parte di pezzi importanti della città. Ha molta attenzione a scardinare il sistema partendo da Milano", dice Sallusti. "Quello che vuole scardinare Renzi è innanzitutto la democrazia – continua Gelmini -. Non possiamo consentire a Renzi di giocare con la pelle della gente. Se passasse questa riforma si elegge un capo che elegge un Parlamento al quale dice cosa fare e il Parlamento decide tutto. È la dittatura di una minoranza ed è quello che serve a Renzi. E tanti mezzi di comunicazione, in primis la Rai, gli stanno dando spazio come vuole lui. Come da Giletti domenica scorsa, mezz'ora di pippa con uno sproloquio di falsità imbarazzanti. Si cerca di condizionare il voto creando un quesito finto, in quanto non è vero che si riducono i costi politica e si abolisce il Senato. Il fatto è che Renzi è pronto a qualsiasi cosa, compreso scassare i conti e il bilancio dello Stato, pur di vincere, perché sa che se vince il No è in bilico il suo futuro. Se Renzi non riesce a convincere il suo partito come può pensare di convincere gli italiani?".

Ma per Maroni il centrodestra non è ancora pronto ad andare a elezioni. "E' possibile che se vince il No con grande margine Renzi si dimetta e andiamo a votare nella prossima primavera. Ma quanto tempo abbiamo per trovare una unità e un candidato premier? Poco. Secondo me non siamo ancora pronti e dobbiamo darsi una mossa e prepararsi a trovare un programma comune come abbiamo sempre fatto dal 1994 al 2008. C'è bisogno di tutti: le persone da noi non si rottamano, si rottamano le macchine, perché anche i più saggi possono avere idee per il futuro. Non solo i giovani. Io l'ho sempre detto a Berlusconi, quando si era avvicinato a Renzi con il patto del Nazareno: non ti fidare. E' che lui si fida troppo degli altri e poi lo fregano. Spero che non ci sarà mai un Nazareno bis".

Esclude questa ipotesi Mariastella Gelmini per la quale "da parte di Berlusconi c'è stata un'apertura di credito nei confronti di Renzi ma non è colpa nostra se lui si è rivelato inaffidabile e una fregatura per tutti, in tutti i contratti c'è un diritto di recesso. E noi lo abbiamo messo in pratica.

Berlusconi è un uomo buono che non ha pregiudizi. Ha guardato a Renzi senza pregiudizi e con una buona dose di simpatia. Ma Renzi questa apertura se l'è giocata male e si è giocato la nostra fiducia nei suoi confronti, un patto tra galantuomini. Per questo la posizione di Berlusconi oggi è per il No ed è un No motivato dai fatti. Era difficile scrivere così male un testo di legge, pieno di strafalcioni. Renzi può andare in tv anche dalla mattina alla sera ma gli italiani non sono fessi".

Sul fatto se il centrodestra sia o no pronto per il voto la Gelmini ha un'idea chiara: "Non si deve aver paura della democrazia, ci siamo abituati a governi che arrivano a Palazzo Chigi dalla porta di servizio. Secondo me dobbiamo tornare al governo dalla porta principale ma divisi non si va da nessuna parte basta vedere cosa ci è capitato a Roma ora in mano a degli incapaci. Credo a un centrodestra coeso e largo, dobbiamo mettere tutti alla prova e vedere cosa sanno fare, stando sempre vicino alla gente. Il centrodestra oggi ha un'autostrada davanti e c'è il bisogno del contributo di tutti e di recuperare coloro che non vanno più a votare".

Forza Italia riparte da un No dunque, con una grande manifestazione il 22 in piazza San Babila a Milano.

Domani 12 ottobre alle 18 va in scena un altro appuntamento di "Controcorrente" per i lettori del Giornale sempre al Four Seasons di Milano con altri due protagonisti della politica italiana: Stefano Parisi e Giovanni Toti che parleranno proprio del futuro del centrodestra.

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