Cronaca locale

Il controllore dei bilanci Expo ora lavora nello staff di Sala

Il candidato Pd a sindaco di Milano si scusa per la gaffe sull'uso della sede dell'Esposizione a fini politici. Ma chi avrebbe dovuto vigilare sui conti gli sta organizzando la campagna

Il controllore dei bilanci Expo ora lavora nello staff di Sala

Da non credere. Il consigliere comunale del Pd Ruggero Gabbai, l'autore della foto pubblicata ieri dal Giornale con l'incontro del comitato elettorale di Giuseppe sala, organizzato dal commissario nella sede dell'Expo, è anche il presidente della commissione comunale Expo. E quindi chi avrebbe dovuto controllare la regolarità dell'evento e oggi pretendere i bilanci (tuttora ancora inspiegabilmente misteriosi), fa parte del gruppo che sta organizzando la scalata del manager Expo alla poltrona di sindaco di Milano per il centrosinistra. Dopo essere entrato in Comune come city manager di Letizia Moratti.

Come a dire che controllante (Gabbai) e controllato (Sala) giocano nella stessa squadra. Un comportamento un po' troppo disinvolto per il commissario Expo: ma anche un conflitto d'interessi che a questo punto non può riguardare più soltanto loro. Ma piuttosto il Pd (e magari anche il premier Matteo Renzi, grande sponsor di Sala) che avrebbero il dovere di prendere una posizione, Basilio Rizzo storico rappresentante della sinistra milanese e oggi presidente del consiglio comunale e il sindaco Giuliano Pisapia sotto il cui regno tutto questo succede. Si porranno il problema?Per ora c'è la denuncia del Giornale diventata virale sui social network, ma nessuna replica ufficiale del protagonista. «È capitato. Normalmente non avviene - la difesa di Sala - Se dobbiamo fare una tragedia di queste cose possiamo anche farlo. Non so perché nessuno sottolinea che io sono rimasto in Expo in gennaio contro la mia volontà per dare una mano». Ma lo svarione istituzionale è destinato ad allargarsi, soprattutto dopo il tentativo di giustificazione (per la verità non troppo riuscito) offerto da Gabbai dopo aver postato su Facebook la sua foto a fianco di Sala, del deputato pd Emanuele Fiano e dei maggiorenti della comunità ebraica con la scritta «giornate intense di avvicinamento alle primarie!», che ha certificato al di là di ogni ragionevole dubbio l'uso improprio della sede Expo.

Vorrei ricordare a chi ricorre a facili strumentalizzazioni - dice Gabbai riferendosi al Giornale - che il dottor Sala non poteva lasciare la sede di via Rovello essendo ancora amministratore delegato della società Expo ed è stato il gruppo della Comunità ebraica a fargli visita per un incontro informale di conoscenza». Andrebbe detto a Gabbai che denunciare l'utilizzo di sale appartenenti a una società partecipata dalle istituzioni come l'Expo per fini personali, non è propriamente una «facile strumentalizzazione». E soprattutto che è difficile immaginare un manager dinamico come Sala imbullonato alla sedia nel quattrocentesco Palazzo Carmagnola che fu anche di Ludovico il Moro. Ma non basta. Perché è lo stesso Gabbai a rivelare che «lo stesso gruppo della Comunità ebraica aveva fatto visita nei giorni precedenti a Francesca Balzani, altra candidata per le primarie che, impegnata come vicesindaco e come assessore al bilancio, ha giustamente ritenuto opportuno incontrarli nel suo ufficio a Palazzo Marino, anch'essa una sede pubblica». Peggio mi sento, verrebbe da dire. Con Gabbai che ora spiffera che anche l'altro candidato del Pd alle primarie del centrosinistra, la vicesindaco Francesca Balzani, ha usato gli uffici del suo assessorato (e dunque un luogo delle istituzioni) come comitato elettorale.

Forse a sinistra urge un ripasso del galateo istituzionale.

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