Cronache

Così i francesi a Ventimiglia fanno i furbetti coi profughi

Fingono di trovarli a due passi dal confine (chiuso) e li rispediscono a noi. Il Sap: il governo italiano lo sa

Così i francesi a Ventimiglia fanno i furbetti coi profughi

La Francia ha trovato il modo per rispedirci gli extracomunitari mettendoci di mezzo. Ventimiglia, terra di confine. È qui, nella frazione di Grimaldi, che si affaccia sul golfo di fronte a Mentone, che la polizia di frontiera lavora senza sosta per controllare ingressi e uscite nel e dal Paese. Un punto di sosta forzata in cui pochi uomini lavorano anche undici ore al giorno (ne dovrebbero lavorare sei, per legge) con straordinari che saranno pagati presumibilmente a fine anno per 7 euro all'ora, meno di quanto percepito da una donna delle pulizie, insomma. Nessuno lo dice esplicitamente, ma il giochino dei furbetti francesi è presto spiegato.

Ci sono due tipi di riammissioni: breve e lunga. La prima è quella per persone, che non hanno diritto di entrare in Francia e che vengono trovate in prossimità della frontiera, ovvero lungo il tragitto fino a Cannes, il resto per persone che possono essere individuate in qualsiasi parte della Francia, compreso Calais. Il collettore di scambio per queste riammissioni, dicevamo, è proprio l'ufficio di polizia di frontiera di Ventimiglia. Normalmente, negli anni precedenti, venivano rimpatriate in Italia dalla Francia circa 3.300 persone. Cento, invece, quelle inviate verso l'estero. «Nell'ultimo periodo, però, i poliziotti italiani di Ventimiglia - spiega Gianni Tonelli, segretario del Sap (sindacato autonomo di polizia) - si sono resi conto che tantissime pratiche difettavano e hanno iniziato a controllarle meglio. Contestualmente a questa maggiore rigidità vi è stato un crollo dei rimpatri lunghi che, guarda caso, sono passati da 3.300 a 1.400, ma sono lievitati i rimpatri corti». Questo perché, non potendo fare i furbetti sui primi, i francesi ora lo fanno sui secondi, evidentemente fingendo di trovare chi passa la frontiera illegalmente non oltre Cannes, ma vicino al confine. «La Francia - prosegue Tonelli - ha chiuso le frontiere e avendole noi, per una scelta che non condivido, mantenute aperte, ce li rimanda indietro. Essere presi per il naso con la complicità del ministero dell'Interno italiano, che conosce le dinamiche, dà veramente fastidio ed è fuori da ogni logica».

I migranti che arrivano con i barconi, una volta che sbarcano dalle navi della Marina o della Capitaneria, infatti, vengono inviati ai centri di accoglienza, da dove prima o poi scappano verso le frontiere, come a Ventimiglia. Spesso vanno in Francia grazie ai passeur, autisti francesi che li nascondono in auto per circa 150 euro a viaggio. Una volta scoperti, però, vengono rimpatriati in pullman, grazie ad appalti su cui guadagnano alcune compagnie di trasporto liguri. Prima di varcare il confine questi migranti vengono ospitati in un campo della Croce Rossa che potrebbero ospitare non più di 460 persone (360 nei container e 100 in tenda), ma attualmente ve ne sono 870. Tutti uomini, tutti giovani. A controllarli solo 10 agenti di polizia e, di giorno, 2 carabinieri. Il personale della Croce Rossa, invece, conta 15 unità. Ma se scoppiasse una rissa sarebbe un problema. «Soprattutto perché - conclude Tonelli - questi ragazzi spesso tornano ubriachi e in preda agli ormoni e per i miei colleghi, in caso di problemi, sarebbe davvero difficile poter gestire la situazione».

Oltretutto, tra poco farà freddo e molti devono dormire in terra, sotto al vicino cavalcavia. A questo si aggiungono le disastrose condizioni del commissariato di Ventimiglia, di cui si parla da giorni. Di qui passano una quarantina di extracomunitari al giorno. La struttura è fatiscente, con bagni da rifare, mezzi che mancano e personale in super lavoro. Il capo della Polizia, Franco Gabrielli, ha recuperato circa centomila euro per la struttura. Arriveranno a breve e serviranno per risistemare alcuni bagni e stanze.

Ma sono pochi per i lavori che realmente si dovrebbero fare.

Commenti