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Costi su del 30%, così il Pnrr naufraga. L'euro-missione per "ricalibrarlo"

Per i cantieri rincari di 40 miliardi, imprese in pressing sul ministro Fitto

Costi su del 30%, così il Pnrr naufraga. L'euro-missione per "ricalibrarlo"

«Ricalibrare» il Pnrr sul solco dell'emergenza economica ed energetica. Ne aveva parlato in campagna elettorale, assicurando di non voler mettere a rischio le risorse europee, ma di voler perseguire aggiustamenti «necessari». Oggi Giorgia Meloni - a Bruxelles per un confronto con i vertici Ue - discuterà anche di quello. Impossibile non parlarne, con aumenti del costo delle materie prime oltre il 30% e rincari di 40 miliardi stimati sui cantieri previsti. Aumenti che mettono a rischio la possibilità di aprirli, quei cantieri.

Lo spiega il ministro alle Politiche europee con deleghe a Pnrr e Politiche di Coesione Raffaele Fitto: «All'interno del Pnrr ci sono 120 miliardi per le opere pubbliche, è evidente che quando sono stati previsti non vi era stato l'aumento del 30% delle materie prime. Oggi non possiamo non tener conto di questo e dobbiamo mettere mano rispettando i Regolamenti Ue. Aver accorpato in un unico ministero Pnrr e politiche di coesione è l'opportunità di poter avere un'unica interlocuzione con la Commissione Ue e avere una sorta di coordinamento che serve soprattutto a utilizzare meglio le risorse europee». Anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi invita a «fare un bagno di realtà. Abbiamo pensato il Pnrr quando c'era un altro mondo. C'è la necessità di rivedere in parte alcune componenti per affrontare il tema della crisi energetica. Nel regolamento del Pnrr sono previste modifiche da concordare con l'Europa. Ci si può sedere tranquillamente al tavolo», dice il leader degli industriali. Basta ascoltare le imprese dei settori direttamente coinvolti. «Gli insostenibili aumenti dei costi delle materie prime e dell'energia stanno frenando l'industria delle costruzioni e manutenzioni stradali che si prepara a chiudere l'anno con un calo di produzione del conglomerato del 20% rispetto al 2021 - denuncia il presidente di Siteb (associazione Strade e bitume), Michele Turrini -. Chiediamo al nuovo governo di intervenire con misure urgenti di reale compensazione dei rialzi e con meccanismi effettivi di revisione prezzi che tengano conto anche dei costi energetici. In caso contrario è a rischio la stessa messa in opera di una parte dei lavori previsti dal Pnrr.

Non è esclusa nemmeno l'ipotesi di chiedere di utilizzare una parte delle risorse del Pnrr per finanziare le compensazioni sul caro energia per famiglie e imprese, come proposto da Crosetto in campagna elettorale: «Andrei a recuperare i circa 40 miliardi di euro di fondi europei 2014-2020 che l'Italia non ha usato e i 25 miliardi di risorse proprie del Pnrr». La Ue però è spaccata su tutto, pare impensabile che possa esserci un via libera. Non c'era stato nemmeno di fronte alla possibile emissione di debito comune Ue per finanziare gli interventi a sostegno dei cittadini colpiti dal caro bollette. E la prima a essere contraria è stata la Germania, nonostante le critiche al suo maxi piano da 200 miliardi per far fronte agli aumenti dell'energia. «È una crisi dell'offerta in uno scenario di alta inflazione: non si possono replicare gli strumenti usati durante il Covid», ha spiegato ha detto il ministro delle Finanze, Christian Lindner.

Quanto alle modifiche italiane al Pnrr, la Commissione Ue aveva già fatto sapere che sono possibili «solo in casi eccezionali, ma lo Stato deve dimostrare che non può più attuare il piano a causa di circostanze oggettive. La Commissione è disponibile a discutere nel caso in cui l'attuazione di specifici traguardi intermedi od obiettivi finali non sia più conseguibile a seguito di circostanze obiettive, e sia quindi necessaria una revisione». Intanto sul campo c'è l'sos lanciato da Ance Sicilia: «Il caro materiali segna il più 50% da gennaio ad agosto 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021, il caro energia il più 350%, due elementi che rendono difficile alle imprese partecipare alle gare senza un effettivo aggiornamento dei prezzi previsti dai bandi.

In Sicilia il 70% dei progetti, secondo i dati aggiornati al marzo di quest'anno, erano ancora allo stato preliminare».

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