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Covid, ecco le sette domande a Speranza e Conte

Fdi, Lega e Italia Viva pronti a istituire una Commissione di inchiesta. Lo schema è già pronto: chiarire i lati oscuri del Conte II

Covid, ecco le sette domande a Speranza e Conte

Sette filoni di indagine. Sette risposte ad altrettante domande a cui fino ad oggi l'allora governo Conte II e in modo particolare l'ex ministro della Salute, Roberto Speranza, non hanno mai voluto dare risposta. Perché non c'è mai stata chiarezza sugli errori commessi nelle primissime fasi dell'emergenza Covid? Davvero si possono derubricare sviste, ritardi e passi falsi col fatto che il Paese e, quindi, l'esecutivo si trovavano davanti a una situazione d'emergenza, difficilmente prevedibile e, quindi, difficilmente gestibile secondo protocolli? Martedì, nel suo discorso alla Camera, il premier Giorgia Meloni ha assestato un deciso cambio di rotta affermando che il suo governo non solo replicherà il modello restrittivo attuato in passato, ma andrà anche a fondo per far luce sulle nebbie che si addensano sulla gestione della crisi pandemica. Da qui la volontà di istituire una commissione d'inchiesta parlamentare ad hoc.

Gli obiettivi che la commissione si prefigge sono essenzialmente sette e riguardano soprattutto i primi mesi. Al tempo a Palazzo Chigi sedeva Giuseppe Conte. Erano i giorni delle innumerevoli circolari del ministero della Salute che facevano confusione sull'uso o meno della mascherina, sul significato di "contatto stretto", sul divieto di eseguire le autopsie sui pazienti morti di Covid-19. Erano anche i giorni del caos sui voli provenienti dalla Cina, dai lockdown annunciati notte tempo in televisione, delle zone rosse mancate. Il lavoro della commissione non punta propriamente a fare indagini giudiziarie: è vero, per legge potrà procedere "nelle indagini e negli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria", ma l'obiettivo non è sbattere in galera chicchessia. Punterà piuttosto a stabilire se ci sono addebiti politici, scovare errori commessi, cercare di capire cosa - per usare le parole di Meloni - "non ha funzionato". "È utile fare chiarezza su quanto successo dal punto divista amministrativo", ha spiegato ieri il neo ministro della Salute Orazio Schillaci.

Ecco i sette filoni su cui si muoverà la commissione:

- perché non è mai stato aggiornato il piano pandemico nazionale che era stato redatto nel 2006?

- perché il piano pandemico nazionale non è stato attivato dopo che il 30 gennaio 2020 l'Oms aveva dichiarato lo stato di "emergenza internazionale di sanità pubblica" a causa del coronavirus e nemmeno dopo che il 31 gennaio 2020 il Consiglio dei ministri aveva dichiarato lo stato di emergenza proprio a causa del "rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili"

- perché il Comitato tecnico-scientifico non ha mai preso in considerazione l'attivazione del piano pandemico nazionale?

- esisteva un piano sanitario nazionale per il contrasto del Covid? E, se c'era, perché non è mai stato pubblicato? (Il riferimento è al cosiddetto "piano segreto")

- come era composta e di cosa si occupava la task-force a cui il 22 gennaio 2020 il ministero della Salute aveva chiesto di coordinare qualasiasi iniziativa per contrastare il Covid?

- sono state rispettate tutte le normative nazionali, europee e internazionali in materia di emergenze epidemiologiche?

- quali sono stati (e di che natura) i rapporti tra le autorità competenti dello Stato italiano, l'Oms e tutti gli altri soggetti terzi a partire dal periodo pre-pandemico? Cme si sono mossi per gestire l'emergenza?

La proposta per istituire la Commissione è già stata depositata da Galeazzo Bignami di Fratelli d'Italia. Proposte simili sono arrivate anche dalla Lega e da Italia Viva. L'idea della maggioranza è quella di trovare un accordo su un testo condiviso, senza "diktat" o preclusioni da parte di Fdi. Quello che questi 7 quesiti si portano dietro, infatti, sono tutte le ombre su cui ancora occorre far luce: il rapporto di Francesco Zambon misteriosamente sparito, i verbali della task force tenuti per troppo tempo in un cassetto, il piano segreto, le scelte sull'invio delle mascherine in Cina. E ancora i respiratori cinesi, le Ffp2 farlocche, i militari russi a Bergamo. E ovviamente - come specificato da Meloni in Aula - un faro verrà posto anche su chi faceva "affari milionari con la compravendita di mascherine e respiratori".

Senza sconti politici.

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