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Rinviato il voto sul calendario Pd-Leu all'attacco: "Forzatura"

Domani in Aula il voto sul calendario della crisi. Dem, Leu e M5s: "Conte in Senato il 20 agosto". Il centrodestra: "No, il 14"

Rinviato il voto sul calendario Pd-Leu all'attacco: "Forzatura"

La capigruppo dopo circa due ore di colloqui ha deliberato che la decisione sulla data per la mozione di sfiducia di Conte verrà presa domani con un voto in Aula. La riunione più delicata da quando è iniziata questa legislatura si è chiusa con la mancata unanimità sulla calendarizzazione del voto di sfiducia sul premier. Una data che non è un dettaglio. Salvini infatti vuole un passaggio parlamentare rapido che possa poi portare all'apertura ufficiale della crisi e al voto a ottobre. Ma dall'altro lato una parte die cinque Stelle e una parte del Pd con Leu briga per rinviare il voto e accordarsi per un governo istituzionale. Con la parola che passa all'Aula, in queste ore i partiti stanno richiamando velocemente i proprio parlamentari per il voto di domani. Secondo alcune stime, come riporta La Stampa, in Aula potrebbero essere presenti 102 senatori M5s su 107, 45 Pd su 51 e circa 12 senatori del Gruppo Misto.

Dall'altro lato della barricata potrebbero invece esserci i 136 senatori di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia. Il futuro del governo e della legislatura dunque passa da questi numeri e da quello che si sta decidendo in questi minuti nella riunione dei capigruppo. Parallelamente si sono riuniti anche i partiti che stanno cercando di trovare la quadra sulla posizione da assumere. Come è noto è abbastanza tesa la situazione all'interno del Pd con i renziani pronti a sostenere un governo istituzionale e con i zingarettiani che invece vogliono andare al voto. Sui dem soffiano venti di scissione. Anche i Cinque Stelle non hanno le idee chiare. Una parte del Movimento vede come fumo negli occhi un potenziale accordo con Matteo Renzi, un'altra parte sarebbe disposta a digerirlo pur di salvare la poltrona e inguaiare Salvini che vedrebbe allontanarsi la possibilità di un ritorno al voto in tempi brevi. Di Maio su Facebook ha provato a spiegare la sua posizione: "Nessuno vuole sedersi al tavolo con Renzi. Qui nessuno vuole sedersi al tavolo con Renzi. Aperture, chiusure, mezze aperture.. il Movimento 5 Stelle vuole una cosa: che si apra al taglio dei 345 parlamentari. Non ci sono giochi di palazzo da fare. Io sento di nuovi gruppi, ma i gruppi prima di costituirsi devono stare sulla scheda elettorale". La tensione a palazzo Madama dunque ora è alle stelle. I leader provano a serrare i ranghi: il voto di domani sarà decisivo. M5s, Leu e Pd hanno proposto la data del 20 agosto per le comunicazioni di Conte in Aula. La mossa di rinviare a domani la decisione sulla data del voto sulla mozione di sfiducia ha scatenato l'ira di Pd e Leu che parlano di "forzatura inaudita". Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno invece chiesto che Conte vada in Aula il prossimo 14 agosto. A quanto pare sulla date del 20 agosto è nata una nuova maggioranza composta appunto da grillini, dem e Leu. Ed è su questo punto che si accende lo scontro politico: "Oggi è stato impedito, così vorrebbe una nuova maggioranza, di votare la sfiducia limitandosi soltanto a delle comunicazioni, il cui esito prevedibile dal punto di vista politico è la sopravvivenza del governo e la nascita di una nuova maggioranza che si è andata delineando tra Pd, M5s e Leu", ha affermato il capogruppo di FdI, Luca Ciriani.

Parole che accendono ancora di più la tensione che si respira ormai tra i corridoi di palazzo Madama.

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