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Critiche, gelosie e rancori: le prime crepe nel renzismo

Il Giglio magico del premier si è ristretto a tre fedelissimi. Crescono i malumori in squadra. Ministri e dirigenti in allarme per il ruolo di Verdini. Anche la Boschi gioca la sua partita

Critiche, gelosie e rancori: le prime crepe nel renzismo

L'egotismo malattia infantile del renzismo. Ma anche tarlo sordo e impalpabile che scava. S'apre così una crepa nel profondo molecolare che ruota attorno al premier, ed è presto per dire se s'allargherà e di quanto. Eppure è proprio nel momento del trionfo che occorrerebbe sapersi guardare intorno, discernere adulazione da adulazione, distribuire meriti e onori (ma Renzi, troppo preso da se stesso, non lo fa).

Saggiamente i romani accompagnavano la marcia del dux lungo ali di folla plaudente con il celebre bisbiglìo: memento mori . Corna facendo per l'uomo, è ciò che viene in mente a guardare le ultime immagini del Matteo trionfante. Lo contestano a Udine al grido: «Buffone, buffone!», e lui abbozza cedevole e istrionico, reagisce piroettando come l'imitazione di se stesso, si rifugia nel motteggio che vorrebbe esser spiritoso («Sareste più credibili se me lo diceste dopo avermi ascoltato») e invece appare come il segno di una persona ormai troppo satolla di sé per arrabbiarsi. Ma non è certo questo il verme che si fa strada nella mela. «Il male che viviamo ora è il renzicentrismo », spiega un personaggio collaterale al gruppo dominante. Renzi si confronta sempre con Lotti, conserva intimità telefonica con Verdini, e saldi legami con Yoram Gutgeld, l'economista israeliano naturalizzato. «È sempre stressato, stanco. Sente su di sé un peso gigantesco. Rischia d'arrivare stremato alla meta». Molti dei renziani della prima ora lo guardano ormai dall'esterno, sentendosi spremuti e accantonati. Altri, come il mago di Luxottica Andrea Guerra, da mesi hanno preso il largo. Il fedele Carrai c'è sempre, così come Sensi. Ma s'è perso per strada il mini-pensatoio che si avvaleva dei contributi di Farinetti o Nannicini. Matteo sente chi vuole (convoca o telefona), colui di cui ha bisogno, ma ha smesso di «far squadra». La prospettiva rimane quella di giocarsi tutto nel referendum e, con il traino di un risultato personale, far nascere dei «comitati cittadini» alla Prodi, che tengano a battesimo un partito nuovo (non più della Nazione, ormai «sputtanato»). «S'è convinto che il Pd non arriverà mai al 41 per cento». L'opposizione allo scoperto di Delrio e Orlando, refrattari all'ingresso di Verdini, è un punto di partenza. Con Verdini non si cresce, avvertono. «Scambi non ne facciamo». A tutela del Pd che c'è, ieri a Milano è nata una Rete Dem che si prefigge di «far ritrovare al Pd la sua identità di partito di centrosinistra». Ma il premier ha anche paura che si organizzi un partito di reduci sulla sinistra, motivo per il quale si terrà ben stretto l' Italicum finché potrà: solo a pochi mesi dalle elezioni, certificano i verdiniani, aprirà alla modifica.

In questo complesso scenario, manca di proposito un personaggio: Maria Elena Boschi. La madrina della riforma è riuscita a intestarsi gran parte del merito con un minuzioso lavorio che ha riportato ad ardori giovanili persino il presidente emerito Napolitano. Nella senile vanità d'un risultato tanto perorato dal Quirinale, la Boschi ha saputo intercettare l'occasione per rafforzare rapporti che ora vengono monitorati quotidianamente, con timore, da Palazzo Chigi. «Il vero padre di queste riforme per me si chiama Giorgio Napolitano», la sua dedica in Aula. E la chicca in regalo a Re Giorgio è stato il cosiddetto comma Napolitano (art.40 delle Disposizioni finali ), che in pratica «costituzionalizza» le prerogative dei senatori a vita. Napolitano voleva che diventassero intoccabili, essendosi nel frattempo sistemato a Palazzo Giustiniani con un ufficio che per regolamento può essere composto da 9 persone. Staff da agit-prop , più che da pensionato illustre. La Boschi così è stata la prima a scagliarsi contro Verdini, la prima a fare la voce grossa nei confronti del Ncd sulle unioni civili. Scaramucce che rientrano. Più volte s'è cercato in lei l'anti-Matteo perfetta: donna di mondo, secchiona, gradita ai poteri forti. Chi pensa al cavallo diventato bolso non ha che perdersi negli occhioni azzurri della cerbiatta.

Sapendo di trovarci la tigre.

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