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D'Alema sindaco di Roma? Un nome che non convince più

La provocazione del senatore Esposito non raccoglie consensi dentro il campo del Pd e neanche alla sua sinistra...

D'Alema sindaco di Roma? Un nome che non convince più

"Io a Roma candiderei Massimo D'Alema". La provocazione del senatore dem Stefano Esposito, lanciata stamane attraverso un colloquio col Foglio, ha più il sapore di una boutade che di una proposta concreta per il prossimo candidato sindaco del Pd nella Capitale. L'ex assessore ai Trasporti nella seconda giunta di Ignazio Marino ha spiegato: "Un partito esiste se ha un vero gruppo dirigente. Ma un vero gruppo dirigente ce l'hai solo se lo responsabilizzi. Dunque uno può affidarsi anche al Profumo o al prefetto di turno, certo. Ma attenzione. Di Marino in Marino, di Profumo in Profumo, di prefetto in prefetto, del Pd alla fine cosa resta?".

Una riflessione che, per il momento, non scalda di certo i cuori né dell'elettorato democratico né il mondo antirenziano. Il fuoriuscito Pippo Civati, ora leader di Possibile, commenta seccamente al giornale.it: "Io non lo voterei". L'ex delfino Matteo Orfini, commissario del Pd romano, glissa su qualsiasi domanda riguardante la Capitale:"Parlo solo della legge di stabilità" ma poi, interpellato su D'Alema si lascia andare a una risata sotto i baffi e dice: "Macché, del candidato di Roma ne parliamo a gennaio...".

Il deputato renziano Michele Anzaldi, acerrimo nemico di Marino nonché ex portavoce dell'allora sindaco Rutelli, spiega: "Roma è grande e prendere i voti non è mica facile, soprattutto se non hai il partito unito e il Pd sul nome di D'Alema non è unito".

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