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"Deve esserci un secondo Gennaro..."

Il sottosegretario nega addebiti e attriti col ministro: "Dice che non ha fatto l'intervista"

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Vittorio?

Vittorio Sgarbi, storica firma del Giornale oltreché sottosegretario e mille altre cose, risponde al volo: «Sono a Bologna».

Come mai? Una conferenza?

«No, no, sono a Bologna per valutare la stabilità della torre della Garisenda».

Si è autoinviato in Emilia?

«No, me l'ha chiesto il ministro Sangiuliano 24 ore fa, quindi dopo aver ricevuto e letto il dossier confezionato contro di me. Tutta spazzatura».

Ma il ministro Sangiuliano nell'intervista al «Fatto» si proclama «indignato» e prende le distanze da lei.

«Strano. Molto strano, deve esserci un secondo Sangiuliano».

Che vuole dire, Sgarbi?

«Con me è sempre stato affettuoso, ogni volta a dirmi sei il migliore, sei una colonna, sei bravissimo. A Sabrina (Colle, ndr) ha spiegato che lui non ha mai dato un'intervista».

Sarà, ma le parole sono fra virgolette.

«Io ho sempre avuto con lui un ottimo rapporto. Ora leggo che mi terrebbe a distanza e che mi avrebbe dato deleghe secondarie. Mi sembra tutto surreale».

C'è bisogno di un chiarimento?

«Ma no, io non devo chiarire nulla. E mi meraviglia che si monti una campagna contro di me sulla base di un dossier anonimo, partito dal mio account, e scritto probabilmente da qualche ex collaboratore rancoroso. Non ho certezze, ho dei sospetti e comunque ho denunciato tutto alla Polizia postale».

Sgarbi, per togliere le castagne dal fuoco, potrebbe dimettersi?

«Sarebbe il modo migliore per dare ragione ai miei diffamatori. E che pensano, che io faccia le conferenze gratis? Per beneficenza?».

Il «Fatto» le addebita circa 300 mila euro di compensi in nove mesi. Come risponde?

«Ma queste conferenze le faccio da trent'anni. È la mia vita. Da sempre tengo incontri, spettacoli, scrivo libri e articoli per giornali e riviste, partecipo ad eventi. E avrei dovuto farlo a euro zero?»

Ma prima non era sottosegretario. Ora non c'è un'incompatibilità?

«E dov'è? Nessuno, quando sono entrato nella compagine di governo, mi ha mai posto la questione. E l'Agcom, interpellata sul punto, ha stabilito che posso continuare a scrivere e ricevere emolumenti per le mie collaborazioni giornalistiche che non sono continuative. Non esiste un sistema organizzato. Le conferenze dovrebbero seguire per analogia lo stesso principio».

Davvero, non si rimprovera nulla?

«No, perché dovrei? Al mio spettacolo su Caravaggio e Pasolini è venuto anche il ministro Sangiuliano, ai miei incontri sono venuti esponenti della maggioranza e dell'opposizione, se è per questo, pure carabinieri, polizia e guardia di finanza».

Ma così non rischia di indebolire il governo?

«No, io ho fatto tutto alla luce del sole e non c'è niente di cui mi debba vergognare. Il Fatto faccia come vuole, però si sono basati su un corvo che è smentito dai fatti».

Non pensa che uno Sgarbi multitasking possa essere motivo di imbarazzo per la premier che ha già altri problemi?

«Io non vedo alcun problema e non c'è conflitto di interesse o imbarazzo. Io faccio tutte queste cose da moltissimo tempo e ora affianco alle mie prestazioni professionali l'attività istituzionale. Ma non mi pare ci sia nulla di scorretto».

Adesso lei è pure indagato dalla procura di Roma. Un'altra tegola per l'esecutivo?

«Ma qui si sostiene che Sabrina avrebbe comprato un quadro per me e così non avrei pagato le tasse. È un errore, perché per acquistare quell'opera le venne in soccorso con un bonifico Sforza Fogliani. Quel quadro non era per me, era per lei, anche se in questi casi scatta il riflesso condizionato: l'avrà preso per Vittorio. No, non è così, quindi non c'è alcun reato di natura fiscale, come sospettano a Roma. Si chiarirà tutto, spero in fretta».

In conclusione, nessun passo indietro?

«No, non c'è alcuna ragione, l'ho già spiegato. Faranno chiasso, ma se pensano di creare difficoltà a Giorgia Meloni si sbagliano di grosso.

Non sono certo io il punto debole di questa maggioranza».

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