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Dispetto di Padoan a Renzi: niente infornata nei Comuni

La Ragioneria dello Stato boccia un decreto con 30mila assunzioni negli Enti locali

Dispetto di Padoan a Renzi: niente infornata nei Comuni

Roma Ufficialmente è lo stop a un piano del governo Gentiloni, ma nei corridoi dei ministeri lo stop ai sindaci che vogliono assumere viene interpretato come un dispetto dell'esecutivo in carica a Matteo Renzi. La notizia è che la Ragioneria generale dello Stato, cioè un pezzo del ministero dell'Economia, ha frenato il via libera al decreto enti locali, avanzando dubbi sull'allentamento del blocco del turn over. Il provvedimento del ministro Marianna Madia puntava a restituire agli enti locali la possibilità di assumere a seconda delle esigenze di organico. I guardiani dei conti pensano che costi troppo.

Indiscrezione passata come una noia per il premier Gentiloni e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e quasi come una conferma della linea adottata da Renzi che, quando era a Palazzo Chigi, aveva confermato il blocco del turn over, anche se in una versione un po' edulcorata.

La realtà che emerge dai ministeri e nella maggioranza è un po' diversa. Il contesto in cui nasce questa notizia è noto. Il governo e il leader in pectore del Pd ingaggiano a giorni alterni duelli su conti, tasse ed Europa. Cioè su tutte le decisioni chiave della politica economica.

Renzi ha stoppato il governo su un possibile aumento dell'Iva, in programma per il 2018 se non si dovessero sterilizzare le clausole di salvaguardia con la prossima legge di Bilancio.

Ma a mettere ancora più in difficoltà il governo è il «no» dell'ex premier all'aumento delle accise che fa parte della manovra correttiva da 3,4 miliardi che ci chiede l'Europa e che arriverà nei prossimi giorni. Un problema non indifferente per Padoan, che ora deve cercare altre entrate tra misure incerte e indigeste a Bruxelles, come il recupero dell'evasione fiscale, e tagli alle spese poco efficaci.

Il ministro, e più in generale il governo, è finito sulla graticola politica anche per un presunto atteggiamento troppo morbido con le istituzioni Ue. Che, va ricordato, non hanno intenzione di farci sconti.

In questo scenario di conflitto (anche se ieri prevalevano le voci di un riavvicinamento tra Gentiloni, i ministri tecnici da una parte, Renzi e il Pd dall'altra) spunta la notizia dello stop alle assunzioni, attesissime dai sindaci, che non hanno mai digerito lo stop al turn over e puntano a potere riassumere un impiegato per ogni nuovo pensionato. Ma attesa anche da chi è in cerca di lavoro nella Pa. Elettorato tipicamente vicino alla sinistra.

Se il decreto enti locali non dovesse essere applicato proprio nella parte più popolare, quella che prevede nuove assunzioni che sono state stimate sulle 30mila unità (su un totale di 80mila in tutti i comparti del pubblico impiego), a risentirne politicamente sarebbe chi dovrà affrontare le urne alle prossime elezioni politiche. E anche le primarie del Pd. Quindi, in primo luogo, Matteo Renzi. Il messaggio al leader della sinistra è chiaro: se non si possono aumentare le tasse, allora facciamo tagli alla spesa.

Ma facciamoli sul serio.

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