Cronache

Il divorzio breve? Funziona Ma è sempre più... lungo

Il boom di richieste, soprattutto di quelle giudiziarie, provoca un allungamento dei tempi per dirsi addio

Il divorzio breve? Funziona Ma è sempre più... lungo

Il gradimento era quasi garantito, così come, trent'anni fa lo era stato per il referendum. Sei mesi, o un anno in caso di separazione difficile, e inizia una vita nuova, si ricomincia da capo, affidandosi al mondo liquido delle eterne possibilità, spesso eternamente inconcludenti, l'importante è che il passato sia inghiottito nella parola fine. Ma che a un anno dalla riforma del divorzio breve si creasse una fila di richieste di scioglimento rapido del matrimonio tale da allungare fino a quattro volte i tempi dei processi, questa sì, è una sorpresa davvero. Nelle grandi città i sei mesi previsti dalla nuova legge non potranno mai essere tali se la domande di scioglimento del matrimonio secondo le recenti norme andranno avanti con questo ritmo.

A Milano il Tribunale è stato costretto a scrivere un avviso a tutti gli avvocati divorzisti e ai divorziandi, affisso sulla bacheca della Nona sezione del tribunale (famiglia): «Si rende noto ai Signori Avvocati e agli Utenti recita la circolare che in conseguenza del notevole incremento del carico di lavoro dell'ufficio, determinato in particolare dalla riforma dei termini del divorzio (c.d. divorzio breve) entrata in vigore a maggio 2015, i tempi di fissazione dei procedimenti contenziosi e in forma congiunta di separazione e divorzio subiscono un inevitabile allungamento rispetto al recente passato». Mediamente in questo periodo servono circa quattro mesi per avere una data certa. Si accorcia il divorzio, si allunga il processo.

Il divorzio breve è stato introdotto in Italia dalla legge 55/2015 entrata in vigore il 26 maggio dello scorso anno. I tempi di attesa tra la separazione e il divorzio scendono da tre anni a sei mesi in caso di separazione consensuale e a un anno in quella giudiziale.

A un anno dalla riforma i dati sono ora per la prima volta resi noti tramite circolare interna, anche se in sede locale, e analizzati: a Milano nel primo semestre del 2016 si è registrato un incremento del 34% dei divorzi congiunti e dell'87% dei divorzi contenziosi rispetto allo stesso periodo del 2015. A livello nazionale tra il 2013 e il 2015 l'aumento generale è lieve (2,1%) ma i divorzi contenziosi sono cresciuti su tutto il territorio del 25% in due anni. Sono invece diminuiti sensibilmente i divorzi congiunti e le separazioni consensuali (rispettivamente del 7,3% e del 19,1%) per il successo, sottolineano dal ministero della Giustizia, della formula della negoziazione assistita, per cui in caso di accordi tra le parti i coniugi si possono rivolgere direttamente all'avvocato o all'ufficiale Stato civile dei Comuni, senza passare dal Tribunale, accorciando moltissimo i tempi. Ma questa soluzione evidentemente non aiuta il Tribunale di Milano, anche perché, come rivelano anche da via Arenula, sono in netto aumento i divorzi senza accordo, i divorzi duri, che richiedono uno svolgimento nelle aule di giustizia.

La circolare milanese spiega nel dettaglio i numeri di un fenomeno: «Nel secondo semestre 2014 (ante riforma) sono stati iscritti 844 divorzi congiunti e 361 divorzi contenziosi, mentre nel secondo semestre 2015 sono stati iscritti 1116 divorzi congiunti e 539 contenziosi». Nel 2016 i contenziosi schizzano da 168 a 306. Si invitano quindi «i signori avvocati si legge - a depositare istanze di anticipazione delle udienze solo in caso di comprovate situazioni di grave pregiudizio per le parti, in assenza delle quali le istanze non potranno che essere disattese», per il carico di lavoro dell'ufficio.

Il divorzio breve è una piccola rivoluzione metabolizzata dalla televisione prima che dalle persone: un reality americano, Married at first sight, è stato appena trasmesso da Sky nella versione italiana Matrimonio a prima vista, creando attrazione e sconcerto negli spettatori (la pagina Facebook ha oltre 12mila contatti). I concorrenti si sposano davvero senza essersi mai visti prima in base a una serie di affinità studiate da uno psicologo, un sociologo e una sessuologa. Dopo cinque settimane gli sposi possono decidere se divorziare subito e se rimare sposati. Con la nuova legge code permettendo - è tutto piuttosto rapido. Ma il format provoca le leggi e l'etica. E sta aprendo un dibattito in Italia: «A mio parere c'è un evidente vizio del consenso ex art. 122 del codice civile perché i coniugi non sanno chi stanno sposando e non vogliono sposarsi veramente ma solo per finzione televisiva», commenta l'avvocato Marisa Marraffino, esperto in diritto di famiglia, privacy e new media. C'è, inoltre, «una totale sottovalutazione degli effetti legali del matrimonio. Anche da separati, ad esempio, i coniugi godono dei diritti successori».

E se dopo i concorrenti non sono d'accordo sulla decisione da prendere? «Non si può obbligare una parte a separarsi per regolamento».

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